Er Mozzichetto

Me pizzica, me mozzica, me devo da sfogà...

lunedì 18 aprile 2011

Politica: ma davvero tutto è politicamente identificabile?

La domanda vi suona strana? Strano...
Giusto oggi mi è capitata una cosa curiosa: ieri ho visto l'ultima puntata di Report e in un pezzo, nella rubrica "C'è chi dice no" è stato fatto passare come sottofondo un brano di Battisti. Non ricordando il titolo, ho fatto oggi una ricerca su Internet ed, inevitabilemnete, sono finito sull'immancabile pagine della Wikipedia dedicata al cantautore. Con mia immensa sorpresa ho scoperto che Lucio Battisiti era considerato un fascistone dei FUAC e che la canzone che cercavo era considerata come un inno al fascio, al sesso libero ed ai saluti romani... La canzone? "La collina dei ciliegi", un singolo accoppiato con "Il nostro caro angelo" del 1973 e di cui vedete a fianco la copertina (molto fascista davvero... ci manca solo la foglia di maria... vabbé...).

No... vi supplico... non strabbuzzate gli occhi! No... no... via... gli ortaggi non tiratemeli addosso... che c'entro? Non l'ho mica scritta io quella pagina della Wiki...

Nella pagina della Discussione inerente al lemma enciclopedico, un utente scrive:
No, scusa ma devo contraddirti e affermare la validità e necessarietà di "Battisti e la politica", ma lo volete capire che il pensiero politico è parte integrante di una persona? riguardo all'affermazione "se fosse stato ad esempio di Lotta Continua a quest'ora gli avrebbero fatto il busto al Pincio" permettimi di contraddirti ancora una volta... credo che tutti al giorno d'oggi riconoscano gli errori dei gruppi extraparlamentari,di destra o di sinistra... io per primo,pur essendo di sinistra mi rendo conto di quanto siano state sbagliate certe cose... ma questo è un altro discorso. E poi, ultima cosa, la valutazione artistica non cambia, se prendiamo il Battisti cantante è lo stesso da fascista o comunista, ma il battisti persona, di cui dobbiamo parlare su questa enciclopedia online, è fatto di carne, ossa e ideali politici come noi tutti.

Ci penso su, un attimo e mi chiedo se è vero. Abbiamo davvero tutti degli ideali politici e possiamo davvero dire che la nostra opinione politica è facilmente inquadrabile in una specifica ideologia? Siamo davvero tutti dei semplici, omologati ed omologabili ultras di questo o quel partito politico? Se la risposta è sì, vado a fare la valigia e mi trasferisco in un luogo difficilmente raggiungibile da una cabina elettorale (Antartide, Deserto del Gobi, Groenlandia settentrionale... Mururoa... Bikini... tanto le radiazioni che stanno lì non dovrebbero essere tanto superiori da quelle che stanno qui...).

Mi leggo il testo della canzone e mi domando come cavolo si faccia a dire che si tratta di una canzone fascista... al massimo, come tante canzoni dell'epoca è il tipico brano italiano in stile "figlio dei fiori romagnolo". Sa di cannabis e barolo, più che di olio di ricino... se poi tutto si riduce a quella frase sul bosco di braccia tese... non avete mai visto un concerto rock in tutta la vostra vita... quello non è un saluto romano... quello è pogare!!! Ahio!


Ne parlo con mia sorella e qui rimango ancora più sconvolto... mi dice che anche nella pagina di David Bowie c'è scritto che è un fascista...

David Bowie??? Vabbé, Dolce & Gabbana votano il Berlusca, ma dire che il Duca Bianco è un fascista, mi pare quantomeno funanbolico... No dico... l'allievo di Lindsay Kemp? Quello che Amanda Lear ha detto che si truccava più di lei? Quello sposato con Iman? Lo stesso del Live Aid? Amico di Freddie Mercury?

Provate ora ad entrare in circolo di Forza Nuova e a dirgli che David Bowie è un fascista nero e perso. Voglio il filmato!!! Se si mettono a piangere, fatemi sapere che volo prendono per Tonga: le file non mi sono mai piaciute.

Diciamo che qui si arriva a paradossi assurdi, quasi come dire che un capo di abbigliamento sia identificativo delle tue idee politiche: immagino quanti negli anni '70 erano di destra, ma non si sono comprati il Loden per paura di venire pestati a sangue o accoltellati dai "compagni". Niente di più idiota...

Ditemi voi che differenza c'è tra imbecilli che aggrediscono le persone per un cappotto e gli ultras sportivi che si prendono a sprangate tra loro per una sciarpa colorata... perché i primi vengono addirittura giustificati nell'ottica di un periodo storico di lotta ideologica ed i secondi sono bollati solo come deliquenti facinorosi. Perché "Fasci a morte" sì e "A morte i laziali" no? Che cambia? L'aquilotto?
A me sembrano la stessa vaccata... ma devo ammettere di non capir nulla di calcio... un cruccio che ho da tanto tempo...

Rimugino e mi domando se davvero si può tutto inquadrare in questa artificiosa e limitata dicotomia "destra-sinistra"... poi ripenso a quanti m'hanno ripetuto che Voltaire è di sinistra e Machiavelli di destra...
Voltaire e Machiavelli? Una volta ad un mio insegnante feci notare che il primo era crepato da oltre tre secoli ed il secondo da circa sette e che entrambi non erano ne di destra ne di sinistra perché ai loro tempi non c'era ne l'una ne l'altra. Ricordo ancora la faccia incazzata di quello per l'eresia che avevo proferito.

Chissà se Ötzi era di destra o di sinistra...

Musica? Battisti? No!
Al Hirt! Ed ora venitemi a dire che questo brano è leghista!

giovedì 17 marzo 2011

La scuola italiana, il semianalfabetismo e le manifestazioni di piazza...

Penso di aver impiegato almeno 6 mesi per scrivere questo post... ho iniziato con l'avvento della riforma Gelmini, ho continuato in seguito e penso di averlo cancellato almeno una decina di volte. Nel corso di questi mesi sono successe infinite cose e, va detto, alcune delle istanze dei dimostranti mi trovano anche d'accordo.

A farmi finalmente decidere a pubblicare una stesura definitiva di queste righe è stata la puntata di Nove in punto di Oscar Giannino del 9 marzo 2011 che trattava proprio l'argomento Scuola dal punto di vista della qualità dell'insegnamento.

La prima cosa che voglio ben chiarire è che, come tutti coloro che fanno impresa e che lavorano in un settore terziario ho chiara l'inversità del rapporto tra numero e qualità e quindi so per certo che non è affatto vero che più insegnati significa necessariamente una maggiore qualità dell'insegnamento.

A differenza di Giannino, la mia generazione non ha mai sentito alla radio lo sketch del Prof. Achille Aristogitone, ma il concetto è anche per noi lo stesso: abbiamo memoria solo di quegli insegnanti le cui lezioni permangono oggi a distanza di quindici anni dal diploma. Degli altri che tanto tempo hanno dedicato al "rapporto con gli studenti" e ben poco agli oggetti delle materie trattate, non ricordiamo neanche il nome.

Le Elementari
Essendo stato studente parto da un presupposto fondamentale: Suor Ida, Suor Claudia, la Maestra Maria, la Maestra Paola e la Maestra Renata hanno fatto un buon lavoro, non perché me le ricordo come persone tutto sommato dolci (ma inflessibili), ma anche e soprattutto perché arrivato in Prima Media all'età di 11 anni sapevo scrivere un tema articolato di un paio di fogli protocollo, avevo una calligrafia più che leggibile, sapevo firmare (con una mia firma personale), avevo una discreta infarinatura di geografia (dove stava la Basilicata per lo meno mi era noto...), potevo affrontare un'equazione, sapevo chi era Mussolini e cosa fosse la Seconda Guerra Mondiale, avevo persino dei rudimenti di prospettiva in disegno. Unito a dei genitori presenti, ma non oppressivi, potevo tranquillamente saper girare al largo dai pushers fuori della scuola (cosa non da poco) ed evitare di credere che ci si potesse lanciare dalla finestra come Duke Fleed e rimanere indenni.

Ed oggi? Oggi non chiederei mai ad un insegnate elementare potentino cosa sa dirmi della Basilicata...

Come imprenditore mi capita di avere a che fare con ragazzi che escono dal liceo (quindi hanno quindici anni appena meno di me) in cerca di lavoro.
Parlandoci resto sconvolto: hanno capacità di articolare un pensiero logico, così al di sotto delle aspettative minime, da renderli del tutto inadeguati ad un lavoro in ambito telematico. Anche alcuni neolaureati risultano essere nelle medesime, patetiche condizioni, con in più l'aggravante dell'arroganza data dal pezzo di carta di alto livello, che nella maggior parte dei casi fa riferimento ad informazioni di dubbio valore od obsolete, che tutto li rendono, fuorché degli edotti in problem solving... certi hanno un livello talmente infimo di capacità analitiche da non saper identificare neanche un problema qualora gli si presenti davanti.

La maggior parte hanno difficoltà a leggere anche la stampa specializzata (quella da edicola, perché non oserei mai mettere loro sotto al naso le riviste professionali a cui sono abbonato, scritte magari da manager o professori universitari e spesso con articoli in inglese anziché in italiano). Hanno poca cultura in tutto, perfino in quelle cose che un ragazzo di vent'anni dovrebbe masticare senza problemi, come musica, cinema, fumetti. Non leggono nessun genere di libri: non dico romanzi, ma non leggono neanche i volumi per l'aggiornamento professionale, convinti che non serva a niente (tanto i clienti mica stanno a vedere cosa sai fare...).

Come si è arrivati ad una tale situazione? Mesi fa ho avuto l'occasione di entrare in una scuola elementare della mia cittadina e finalmente ho capito: da un'istituto impostato in quella maniera, sarei uscito analfabeta anch'io.
Classi da 20 studenti chiusi in una stanza di 20 metri quadri con due insegnati più il sostegno ed una giornata passata a zittire, a portare i ragazzini a fare attività extra scolastica (e qualcuno mi dovrebbe dire cosa centrano le lezioni di vela con l'insegnamento elementare), a preoccuparsi se il bambino ci resta male a prendere un brutto voto perché non ha studiato (non sia mai che qualche padre deficiente si presenti per picchiare la maestra...).

Risultato?
A nove anni sanno a mala pena chi fosse Giulio Cesare, hanno limitate conoscenze geografiche (Viterbo è in Toscana, per loro... non ho, a quel punto, avuto il coraggio di domandar qualcosa su Potenza...), ed alla lavagna stanno ancora alle quattro operazioni di base.

Però a scuola hanno la lavagna elettronica; possono alzare od abbassare la serranda da soli; hanno smartphone da 400-500 euro, ma sognano il touchscreen; hanno soprattutto la capacità di fare allusioni sessuali sul fonodoschiena della maestra di sostegno (io ci sono arrivato a 12 anni a sognare di baciare una ragazza e solo l'anno dopo avevo l'uzzolo di fare di più, loro a 9 ne sanno più di Rocco Siffredi... e pure lui e sua moglie resterebbero sconvolti) e le bambine sanno identificare le madri dei loro compagni con una femmina gravida di Rattus rattus...
Per farli uscire da scuola e fargli raggiungere lo scuolabus serve un esercito di 4 bidelle e relative insegnanti!!!


Ma, cavolo, dico io!!! Allora la Maestra Renata era un drago!! Una forza della Natura!
Da sola, in una stanzona di 30 metri quadri gestiva 27 bambini di cui 2 disabili e riusciva nel contempo ad insegnare, badare alla salute di noi bambini, sapere come andavano le cose a casa nostra, consigliare i nostri genitori e pure fare la casalinga!!! Mai nessuno ha osato mancargli di rispetto: mai un solo genitore ha osato anche solo pensare di picchiarla perché non dava un bel voto al figlio. Le mie compagne delle elementari non sarebbero mai state in grado di identificare le madri di noi altri con una femmina di bovino adulto, figurarsi con quelle di un Rattus rattus... e sì, che vivendo in campagna, di mucche se ne vedono...

Come caspita ci riuscivano, una volta? Eppure non mi venissero a raccontare che i nostri piani di studio erano più semplici perché è vero il contrario.

La Scuola Media
Già qui qualche segno di decadenza s'intravedeva: l'architettura inanzi tutto. La scuola media di Santa Marinella è un classico esempio di un progetto di carcere riciclato per realizzare appunto un istituto per ragazzi. Non aveva spazi esterni per la ricreazione: quando pioveva risultava comodo, ma quando era bel tempo, fare ricreazione in classe o sul pianerottolo era proprio brutto. Le dimensioni facevano riferimento ad un numero di bambini mai raggiunto da quell'istituto: 7 sezioni da tre classi (cioè 21 classi da 25 bambini; 525 preadolescenti su una popolazione cittadina di 12.500 anime è un pio desiderio e non una realtà oggettiva...).

Ora il numero degli insegnati comportava una certa discriminante sulla qualità: la professoressa di italiano aveva grandissime difficoltà a causa della sua origine: proveniva da Vibo Valentia e parlava solo calabrese. Disperata, quando non sapeva ci imponeva di usare un libro di testo che non aveva scelto lei e che aveva difficoltà a sfogliare. Non era cattiva, ma non era un insegnate. Siamo arrivati al Liceo con limitate conoscenze della nostra lingua, ma più o meno tutti potevamo simulare l'aspirazione tipica del dialetto calabrese...

Quella d'inglese, che era pure cattiva, parlava la lingua della Bianca Albione con un curioso accento della bassa toscana... Uniti agli insegnamenti linguistici del Liceo, sono stato facilmente convinto a spendere 1500 euro per un corso professionale con dei madrelingua svolto in età adulta, visto che 8 anni di studio della parlata di Sua Maestà Britannica presso le patrie scuole non sono serviti assolutamente a nulla. Neanche a rimorchiare le turiste...

Finite le scuole medie, decidendo per il cittadino Liceo Scientifico, partivo quasi da zero: sapevo usare un traforo per il legno, fare una assonometria cavaliera, odiavo la musica classica (merito di un insegnate uscito dal Conservatorio...), avevo seri problemi con le doppie ed alcune curiose problematiche sintattiche, parlavo inglese come parlavo cinese mandarino, se sapevo qualcosa della biologia del mio corpo dovevo ringraziare l'insegnate di Educazione Fisica (patetico panegirico per indicare "Ginnastica"). Ma uscivo con un "Distinto" perché all'esame mi ero presentato con una ricerca sul Fascismo ed il Presidente di Commissione (rigorosamente esterno, figlio di partigiano e sessantottino) trovò quanto scrissi e dissi politicamente corretto, democratico e non apologetico: capivo di matematica "una emerita cippa", ma per lui ero quasi da Ottimo, pubblicazione della ricerca e "pomicio" accademico...

I cinque di Liceo
In teoria mi potevo fermare qui, ma mia madre e mio padre erano convinti che almeno un diploma di scuola superiore era d'obbligo visto il bagaglio "culturale" che m'aveva lasciato la scuola media. Optai per la comodità del liceo scientifico di Santa Marinella a due passi da casa (se la Natura fosse stata meno crudele a non dotarmi di ali o se avessi avuto a disposizione un deltaplano, era ancora più vicino...).
Appena entrato venni subito investito da una valanga di sogni di gloria:
l'insegnante di italiano già ci preannunciava che saremmo stati la generazione del futuro, quella che avrebbe risolto i problemi delle generazioni precedenti (e qui il mio pensiero volò verso la fatidica domanda: perché non ci pensano ora loro e pretendono che tappiamo i buchi noi domani?), che una volta diplomati si sarebbero aperte le porte dell'Università e poi avremmo trovato sicuramente lavoro (ed a quel punto pensai che la professoressa non leggeva i giornali: già allora si parlava infatti della forte disoccupazione post-laurea...), che le scuole italiane erano invidiate da tutti all'estero perché erano le migliori del mondo (e pensai che la professoressa si scordava che l'ultimo Nobel lo avevano dato a Carlo Rubbia quasi dieci anni prima per un progetto realizzato in Svizzera, perché in Italia non glielo lasciavano fare...).

Compresi. Compresi che mi stavano fregando, truffando, turlupinando ed il tempo mi diede ampiamente ragione.

Cinque anni di Liceo sono serviti a ben poco se non a porre qualche rimedio ai danni della Scuola Media ed a capire dove ci stavano portando quegli insegnanti: allo sfacelo, ma politicamente corretto. Ci volevano in piazza per proteggere la loro categoria, già allora. Ma con la mia generazione attaccava poco: noi delle domande le ponevamo e quando non ricevevamo risposte sensate, snobbavamo a piè pari certe ridicole istanze. A noi, può sembrar strano, ci interessava uscire dal liceo con qualcosa in mano. A chi questo non interessava, l'anno successivo non si presentava: non era mica obbligatorio.

Il più grave errore degli insegnanti fu quello di piazzare la mia "indisciplinata" classe liceale affianco alla sala professori... solo questo dimostrava quanto poco di noi avessero capito... per anni abbiamo saputo i loro vizi e le loro virtù: le firme di presenza apposte dai colleghi, le uscite ingiustificate coperte dai superiori, i commenti sugli alunni, le preferenze derivanti da antipatie e simpatie, fino all'abitudine di rivalersi sugli studenti per le problematiche personali e domestiche, sfruttando l'illegale pratica di scrivere sul registro i voti a matita, per poi rettificarli a penna quando nessuno vedeva. Nulla di trascendentale, badate bene: in fin dei conti i professori sono solo umani (direbbe la Reverenda Madre Gaius Helen Mohiam...). Ma la loro umanità schiacciava la nostra. Ed allora perché combattere per loro, il loro stipendio ed i loro privilegi?

Un insegnante di medie e liceo stava in aula appena 4 ore al giorno, e non per tutte le materie. Aveva un numero di giorni di riposo quasi triplo rispetto a quello dei nostri genitori impiegati, privati e pubblici, ma percepiva il medesimo stipendio. Soprattutto poteva avere più di una cattedra, in più di una scuola, in più di una città, percependo un premio in busta paga per ognuna di esse: l'ultima mia insegnante di Matematica in teoria doveva fare lezione in due città, ma solo noi avevamo l'onore di vedere la sua rugosa faccia; quelli dell'altra scuola, a circa 100 km dalla nostra, dovevano accontentarsi del supplente e l'hanno avuto per ben 5 anni.
La mia professoressa di Storia e Filosofia non l'ho MAI conosciuta: l'insegnante di ruolo è restata in maternità per 5 anni!!! A occhio e croce ha generato un'intera squadra di pallacanestro, comprese le riserve... in compenso ha generato anche un indotto non indifferente. Cinque supplenti in cinque anni. Lo Stato ha sborsato così 6 annualità in un lustro...
Loro ci chiedevano solidarietà, ma per cosa? Chiedevano un numero di ore inferiore ed uno stipendio più alto... non si poteva scendere in piazza conoscendo i loro altarini.

Oggi
In piazza gli studenti moderni invece ci scendono sempre, a gridare per una scuola migliore, convinti che la soluzione è avere quattro maestre alle elementari ed un nugolo di professori di medie e liceo, mantenendo lo status quo dei professori universitari, che coadiuvano generalmente figli, nipoti e parenti naturali od acquisiti come ricercatori od assistenti o, peggio, come professori associati. Sono i così detti baroni universitari. Un tempo odiati, ed oggi amati e protetti dagli studenti universitari. Non mandateli via! Teniamoceli.

Gli studenti chiedono più investimenti e più professori: sognano di diventare essi stessi membri di questo nugolo di parcheggiati che nella maggior parte dei casi chiedono finanziamenti per ricerche già effettuate all'estero, snobbano le ricerche mediche su AIDS e cancro se sono portate avanti da professori che non fanno parte della loro stessa cricca e qualcuno dei più temerari pretende anche di passare per ricerca industriale gli studi sul galleggiamento delle uovo sode immerese nei liquidi (ovviamente questa il finanziamento l'ha ottenuta...).

Insegnare: basta laurearsi, fare un esame e un concorso. Poi se non sei affatto capace di insegnare, non importa; se quando parli, gli studenti non ti capiscono, non importa; se quello che insegni contraddice quanto dicono i libri di testo, non importa; se non riesci tu stesso a risolvere un'equazione o non sai neanche dove si trova Potenza, non importa. Non sono requisiti fondamentali in Italia. Conta che la burocrazia ti dia il patentino da prof, non che tu lo sia veramente. E così se vi siete laureati in lettere, lo fate per diventare prof, altrimenti rimanete disoccupati: e v'incavolate perché vi dicono che di prof ce ne sono pure troppi. Uno ogni dieci studenti. Così tanti che poi agli studenti non rimane nulla ed escono dalle elementari semianalfabeti.

Nella mia giovane vita ci sono tre episodi che mi hanno fatto perdere rispetto e solidarietà per l'istituzione scolastica italiana.

Futuro segnato
La professoressa di matematica del liceo era convinta che un mio compagno di classe al massimo sarebbe finito a fare lo spazzino e che quindi non c'era bisogno di aiutarlo per fargli avere un punto in più della sufficienza all'esame di diploma per permettergli di fare domanda all'ISEF come lui desiderava. Aveva deciso lei, che l'anno successivo andava in pensione, il futuro di un ragazzo di 18 anni, con tutta l'arroganza tipica di chi è convinto che gli studenti sono oggetti e non soggetti. Avevo capito che lei non aveva capito in tanti anni quale fosse il suo compito istituzionale: era convinta che il suo compito era quello di prendere burocraticamente uno stipendio e che gli studenti erano individui a lei sottoposti. La verità è il contrario: i professori sono solo impiegati il cui unico scopo è quello di insegnare ai figli dei loro datori di lavoro od ai loro datori di lavoro stessi, i cittadini contribuenti.

Studente modello
Ho pensato di abbandonare l'università quando ho conosciuto Alberto. Ero al primo anno di Filosofia e a lui mancavano due esami alla laurea: era disperato. Alberto aveva uno libretto che faceva spavento per due motivi: solo 30 e lode ed una matricola d'iscrizione vecchia di ben 22 anni!!!
Sì, Alberto si era regolarmente iscritto all'università all'età di 18 anni e dando un solo esame all'anno (perfeto, va detto) era arrivato fino ai 40 anni, alto 2 metri, largo altrettanto, pelato con la barba incolta e perennemente vestito da "metallaro" (piercing compresi). Però si faceva ancora mantenere da mamma e papà, operai pensionati, all'università. Che fare dopo laureato? Come ricercatore non se lo prendevano. La scuola di dottorato gli avrebbe preso al massimo un paio d'anni... Soluzione? Diventare insegnante di lettere al liceo!

Ed
Anni dopo ho uno strano incontro in tipografia: lavoravo come desktop designer e mi ritrovo al mio fianco la mia ex-insegnante di italiano del liceo. Aveva sostituito un'altra insegnante che ancora ricordo con rammarico: sia perché decise di abbandonare l'insegnamento per divergenze di opinioni coi suoi colleghi, sia perché grazie a quella donna ho appreso finalmente qualcosa della mia lingua, sia perché insegnava con una missione, infondere conoscenza e scacciare l'ignoranza.
Chi l'ha sostituita, dal punto di vista conoscitivo, ha capacità analoghe, ma un po' per la più giovane età, un po' per via di un carattere meno duro, ne avevo un ricordo meno persistente.
Durante la composizione del giornalino scolastico mi permisi di fare una piccola correzione al testo, non segnalata, va ammesso: sostituii e congiunzione con ed.
In italiano se la congiunzione precede una parola che inizia per vocale, a sua volta seguita da un'altra parola che inizia per consonante, aggiunge la d.
Non è un consiglio, ma una regola della nostra lingua, per non rendere la frase cacofonica. Per la mia professoressa era meglio non apportare tale modifica. Perché?
  1. Perché altrimenti lo studente che aveva scritto il pezzo (un moccioso di 17 anni...) ci sarebbe rimasto male di una tale "sottolineatura" di una conoscenza di base a lui ignota.
  2. Tutto sommato è in "disuso" e siccome "non la usa più nessuno", tanto vale non impiegarla tale regola, anche se c'è.
Concludiamo? Non sono il numero dei professori che faranno la differenza, ma la qualità degli stessi. Ottenere un posto in una lista non fa di una persona un insegnante, come il fatto di saper articolare le parole non fa di noi umani degli uomini (sempre una citazione della Reverenda Madre Mohiam).
I professori devono venire preparati a svolgere questo loro lavoro, non devono impararlo sul campo: devono saper insegnare veramente, mantenere l'attenzione, la disciplina ed inculcare conoscenza negli studenti, che non sono loro sottoposti, ma neanche loro pari. Sono i figli dei contribuenti o sono contribuenti loro stessi: sono cioè i datori di lavoro dei professori e di tutti i burocrati d'Italia.

martedì 15 marzo 2011

Teletu: Porco Giallo colpisce ancora! Ora i disservizi sono sulla posta elettronica in uscita...

Teletu (ex-Tele2) è notoriamente il peggior fornitore Wholesale d'Italia: anche da quando è stato acquisito da Vodafone: quest'azienda (i cui quadri restano perennemente avvolti dalle cupe nubi del lato oscuro delle Forza...) ha trovato come unica soluzione ai suoi problemi di feedback, quella di cambiare marchio e ragione sociale, ma mantenendo la sostanza invariata. Cioè fornire servizi mediocri e scadenti, spacciandoli per servizi validi e qualitativi, ma a prezzo inferiore.

Chiariamoci: i risparmi iniziano anche ad essere quelli di Maria Calzetta. Solo pre fare un esempio la tariffa mensile Tuttocompreso e la tariffa Tutto Senza Limiti di Telecom Italia, al netto delle offerte, hanno in realtà un costo rispettivamente di 41,90 euro e 46,00 euro: cioè appena una differenza di 4,10 euro al mese (un risparmio inferiore al 10%). Le analoghe offerte degli altri operatori, risultano perfino più convenienti, al netto delle primozioni (Infostrada propone lo stesso pacchetto per 31,95 euro; Tiscali da 31,95 a 41,95 e perfino la stessa Vodafone da 34,00 euro a 44,00 euro! Perfino la Fastweb offre l'analogo suo servizio a 45,00 euro al mese!).

Recentemente, almeno con me, TeleTu si è macchiata di due colpe gravissime: bloccarmi l'accesso al mio MMORPG preferito (World of Warcraft, il più diffuso al mondo!) e crearmi problemi (seri) con la posta in uscita in SMTP!
Cominciamo con la cosa seria: la posta elettronica.

Chi usa un client di posta elettronica come me, sa che deve configurare il programma per accedere ad un apposito server per l'invio in uscita della posta tramite un protocollo noto come SMTP. Ogni casella di posta elettronica che non sia una web mail come Yahoo! Mail, Gmail, Hotmail o Libero Free Mail ha un suo server di posta in uscita.
Ad esempio se possiedo un sito web (diciamo quello aziendale... http://www.ultrastudio.it/) avrò delle caselle di posta elettronica del tipo @ultrastudio.it ed un server di posta in uscita con dominio ultrastudio.it.

Se sono uscito col portatile e voglio spedire una email posso farlo con questo server, ma se sono dentro casa e devo spedire con lo spesso computer un messaggio dalla casella di posta aziendale, sarò costretto ad usare il server in uscita del mio fornitore di ADSL. Perché?

La risposta di Teletu è la seguente: se usi il nostro SMTP noi ti garantiamo che nessuno potrà usare i tuoi indirizzi di posta elettronica per inviare SPAM, neanche se viene usato un virus!
Un po' scontenti, si può fare anche buon viso a cattivo gioco... fino a ieri, quando di punto in bianco, nel tentativo di spedire una email ad un cliente mi vedo comparire un messaggio che afferma che l'IP assegnatomi dal mio stesso provider fa parte di una blacklist che lo blocca perché fonte di trojan e wormhole, nonché di SPAM!
Come cavolo sarebbe a dire?!?

Che cos'è un IP? E' un codice costituito da quattro terzine di numeri intervallati da un punto che identifica una terminale o una rete di terminali su Internet: in Italia, salvo rari casi, questi codici sono assegnati in maniera del tutto dinamica e casuale dal fornitore di accesso alla Rete che possiede l'usofrutto di un certo quantitativo di codici, generalmente assegnati in pacchetti (range). Quando col modem vi connettete ad Internet ve ne viene assegnato uno; quando accendete o resettate il router un nuovo IP viene assegnato allo strumento in questione (il quale poi terrà ivece conto dei vari terminali connessi in rete in base ad una sua tabella di IP assegnati staticamente ai vari PC facenti parte della rete LAN).

Facendo una ricerca in rete sul problema si scopre che la cosa non è nuova in Italia ed anche all'estero e che l'unica soluzione è chiamare il proprio fornitore e segnalare la cosa: il fornitore dovrebbe prendere nota dell'IP e risolvere lui il problema con l'azienda che certifica la fonte di SPAM. Chi è l'azienda? Nel mio caso si chiama Spam Haus e gestisce una black list di IP per conto di vari fornitori di connettività, compresa Teletu S.p.A.!!! Proprio loro!

Applichiamo la soluzione e chiamiamo il call-center 848.99.10.22. Digitiamo 1 e poi 3 ed attendiamo l'operatore: ci passano il signor 80115 il quale dopo aver ascoltato in rigoroso silenzio il problema mi indirizza ad un tecnico specializzato, tale "Monica" (nome standard delle operatrici Teletu: nel corso dell'ultimo anno ho parlato solo con 4 Monica ed 1 Roberta, oltre ovviamente ai 3 Giovanni ed i 2 Paolo... mai un Piercarlo, una Angela, una Maria o un Mario... mah!).
"Monica" è il tipico operatore so-tutto-io: sono quelli che non ascoltano quello che gli viene detto dall'altra parte e si affidano ciecamente a quello che vedono scritto nel foglio appiccicato sopra al loro terminale. Sono i tipici operatori che si reputano esperti perché sanno leggere quei fogli e sono convinti che non possa esistere qualcosa di diverso da quanto indicato lì sopra (gli stessi che durante le manifestazioni voglio essere chiamati operatori informatici e non telefonisti... e che vengono guardati con biasimo dagli informatici veri, tecnici di rete, sistemisti, programmatori e quant'altro...). Per "Monica" non c'è niente da fare: devo risolverlo io il problema se ricevo lo SPAM... peccato che il problema sia che ho l'IP bannato da una black list gestita da un partner della Teletu.
Mi domanda se sto usando la casella di posta che loro mi hanno assegnato: rispondo la più sacrosanta delle verità. Piuttosto che usare quella schifezza che assegnano loro, mi trasferisco in Somalia. Il paragone deve piacere poco a "Monica" che riaggancia senza troppi complimenti.

Sbraito; inveisco; lancio uno strale; rimembro un'antica maledizione della Papuasia letta non ricordo più dove (se una vostra congiunta di nome Monica viene tramutata in un gigante weta e mangiatata da un tautara, non venitemi a cercare, prego...) ed infine richiamo il call-cente 848.99.10.22.

Questa volta risponde 10418 (ho da tempo compreso che si tratta di nomi propri in quanto gli operatori di call-center sono tutti dei cloni di un cacciatore di taglie neozelandese... questo luogo ritorna nella nostra storia... mah!). 10418 è molto tranquillo ed educato: ascolta e sembra aver capito. Mi domanda se ho già chiamato e dico di sì e che mi hanno riagganciato. Lui cerca di risovere e mi dice "guardi è un problema che può risolvere da solo modificando le impostazioni della sua webmail".
Qui comprendo, poverino, che mi ha fatto perdere tempo e che ne sa di telematica quanto ne so io di biologia molecolare: faccio prima a creare un mutante in cuicina che ad ottenere una risposta sensata da quelli del call-center. Così uso Google e dopo infinite ricerche tra la miriade di pesanti insulti rivolti verso Teletu e le madri dei suoi dirigenti, trovo una soluzione tout-court...

Resetto il router e prego che venga assegnato un IP non bannato: ho fortuna e riesco. Ora torno a spedire la posta normalmente, fino al prossimo resettamento.

Sì perché con Teletu il reset del router è d'obbligo: almeno una volta al mese va fatto perché semplicemente smette di navigare... però ho il filtro anti-peer-to-peer: cioè un software stabilisce quale programma posso usare e come. Ovviamente questo serve perché Teletu predilige la navigazione in Internet, l'invio di posta elettronica (abbiamo visto come...) ed il VoIP (cioè le telefonate tramite appositi software come Skype).
Peccato che la navigazione sul web prevede notevoli latenze (sempre sopra i 120 millisecondi), perdita di circa il 10% dei pacchetti di dati inviati (come in Ghana per intenderci...), enormi colli di bottiglia sullo streaming di dati (compresi il sito della RAI e YouTube...) e un ritardo nell'audio del VoIP (sembra di parlare con qualcuno sulla luna, invece di comunicare con qualcuno in bassa Toscana stando nell'alto Lazio... cioè 100 Km diventano 100 milioni di Km...).
A questo va aggiunto che il filtro non è intelligente (oppure lo è troppo) e blocca qualsiasi software faccia uso dello stesso protocollo: così se usate software Adobe o fate i videogiochi on-line o, peggio connettete la Play Station o la Xbox in rete, rischiate di vedervi impedire la connessione come se steste scaricando l'ultimo film con eMule. Perché? Perché a Teletu sono fermi al precambriano superiore e non si sono accorti che uno dei più noti protocolli di peer-to-peer, BitTorrent, è diventato parte integrante di molti giochi e software che a causa delle grandi dimensioni, usano questo sistema per distribuire gli aggiornamenti che se no richiederebbero troppo tempo per poter essere scaricati dai detentori di software perfettamente legale.

Evitate di parlare di queste cose con gli operatori di call-center: arrivano ad inventare cose assurde compreso che evidentemente World of Warcraft è divenuto "illegale" e bubbole di questo genere...

I filtri anti-peer-to-peer non servono per garantire al cliente maggiore qualità: la verità è che le aziende Wholesale comprano meno banda di quanta ne rivendano e quindi non sono in grado affatto di garantire gli ipotetici 7/8 Mega a tutti i clienti. La cosa anomala è che questi 7/8 Mega sono del tutto inutili (ed inutilizzati) per i tipi di utilizzi che in teoria il cliente dovrebbe fare. I protocolli POP3, SMTP, FTP, HTTP e VoIP sono vecchi di decenni e funzionavano egreggiamente anche con le vetuste 56K: con una 7 Mega dovreste riuscire ad inviare centinaia di email al secondo e scaricare pagine anche di 6 o 7 Mega in un solo secondo! Pagine che non esistono, però!

Dunque cosa ci vendono? Fuffa. Baggianate! Ci stanno vendendo servizi inutili o del tutto inutilizzabili: il colmo?
Possiedo due SIM ricaricabili H3G su cui ho attivato il download di dati: 3 Gb al mese per 5 euro. Attaccando il portatile col cavo USB allo smartphone ottengo una navigazione tramite tethering dei dati con una latenza proprio di 120 millisecondi. Nel corso di 6 ore di sessione trasferisco si e no 10 mega, ricevo ed invio posta elettronica, guardo le news e pure un paio di video su YouTube. Se l'ADSL domestica ha le stesse prestazioni di un tethering, perché dovrei pagare lo stesso servizio 6 volte di più?

La curiosità è l'abitudine di Teletu di chiamarmi tutti i mercoledì almeno una volta per chiedermi se voglio abbandonare il canone Telecom e passare integralmente con loro... ormai riaggancio, senza rispondere: sto pensando ad un centralino digitale che blocchi il loro numero in entrata, visto che rispondere "No, grazie. Non mi interessa" è del tutto inutile.

L'Italia, al solito, non è in mano a Berlusconi, ma è nelle grinfie di burocrati pubblici e privati, generalmente con molto limitate capacità intellettive, il cui unico scopo è quello di esercitare il proprio vessatorio potere sugli altri, intesi come vacche da mungere e non come persone. L'assenza di rispetto e di solidarietà nei confronti di costoro è l'unica forma di difesa che rimane a noi comuni cittadini, che valutiamo con calma se non ci conviene vivere senza i loro servizi: di terra incolta ce ne è tanta, ma per paura che la si coltivi, abbandonando le grinfie dei maledetti, sono molteplici i paletti burocratici che recintano questa terra fertile... in buona sostanza non ci permettono neanche di andare a zappar la terra e quindi è meglio mandarceli noi.

Sta volta vi lascio con Alberto Sordi ed una sua grande interpretazione canora...



P.S.: mi scuso per l'immagine... non voglio mancare di rispetto al grande Miyazaki ed a tutti i suoi estimatori. Per chi fosse curioso su chi sia lo strano personaggio, rimando a questa pagina di Wikipedia: Porco Rosso (1992). Procuratevelo perché è davvero un capolavoro: non valutatelo un cartone animato, ma un bel film d'animazione (ovviamente da noi distribuito nelle sale addirittura 18 anni dopo essere stato pubblicato! Dimostrazione della stupidità del mondo cinematografico, editoriale e distributivo italiano, abituato alla vita facile e privo di capacità artistiche, culturali e commerciali).

giovedì 3 marzo 2011

Evasione fiscale: i finti recuperi e le balle che ci raccontano per tenerci buoni

Mercoledì 2 Marzo 2011: a Radio24Ore c'è il classico programma di approfondimento finanziario, Focus Economia, orfano da qualche giorno del suo speaker storico, Sebastiano Barisoni, che la butta lì con una breve dall'Agenzia delle Entrate.
Quest'anno c'è un recupero di 8,9 miliardi di euro di evasione fiscale; il 15% circa in più rispetto all'anno precedente.

Cavolo! Bello!! Bravi!!! Direte voi...
Puppa!!! Dico io.

Perché "puppa"? Perché mi basta usare Internet per scoprire che qui si sta facendo vanto di aver recuperato le briciole ed ovviamente bussando alla porta dei soliti noti evitando abilmente di andare a bussare alle porte dei veri evasori fiscali, quelle banche, assicurazioni e grandi imprese industriali che causano il 60% dell'evasione fiscale, come emerge chiaramente da una ricerca effettuatta per conto dell'OCSE da una società statistica che ha usato proprio i dati ufficiali provenienti dai vari stati della UE.

Per rinfrescarmi la memoria ho usato Internet anche per andarmi a cercare e vedere una vecchia puntata di Report su come vengono spesi i soldi pubblici: penso di averla citata un mezzo centinaio di volte, ma questa volta più che dirvi cosa c'è dentro, vi invito a vederla voi stessi:

http://www.report.rai.it/dl/Report/puntata/ContentItem-4ab35070-3924-4fe8-b95a-28313c6cbd09.html

La Guardia di Finanza dice che nel 2010 sono stati evasi ben 50,6 miliardi di euro, che loro ne hanno individuati ben 10,5 miliardi e che si sono raddoppiati gli evasori totali; quelli veri, aggiungo io, visto che per evasori parziali i deficienti del Fisco intendono quelli che hanno dimenticato una rata o che l'hanno pagata in ritardo: un po' come se considerassimo quelli che scordano il disco orario o che lasciano 20 minuti di più la macchina sulle fascie blu dei pirati della strada.

A settembre del 2008, la stessa GdF affermava che mediamente ogni anno un imponibile di 300 miliardi di euro veniva nascosto al Fisco: badate... i giornalisti che riportano queste notizie campano con l'"effetto sorpresa" ed il titolo trae in inganno.
Vi spiego: dire che un imponibile di 300 miliardi di euro viene occultato, non significa che viene evaso. Cioè non significa che doveva finire tutto nelle casse dello stato: imponibile è solo la base, ergo per cui circa il 60% doveva entrare nell'errario, quindi ad occhio e croce su un imponibile di 300 miliardi, ne sono stati evasi circa 180.

Loro di questi ne recuperano mediamente 8-9 l'anno e poi ditemi se possiamo davvero congratularci con costoro!

I bar ed i negozi, lo vediamo benissimo da noi, sono continuamente presi di mira dai Finanzieri e a far la fila davanti agli sportelli GERIT di gente ce n'è sempre tantissima. Ergo se costoro (che nel momento in cui si presentano allo sportello per pagare, tanto in mala fede non dovevano essere...) garantiscono un recupero di bruscolini e se l'OCSE dice che ad evadere non sono i piccoli, ma i grandi (cosa ovvia, visto che evade chi ha il capitale e non chi non lo ha), perché la GdF non si fionda a far controlli in tutte le banche d'Italia?

Perché per le banche ci sono dei fantomatici organi di controllo.
Peccato che in questo caso, controllore e controllato siano la stessa identica persona e mentre si discute in TV sul conflitto d'interessi RAI/Mediaset, nessuno parla del conflitto d'interessi di ABI/CONSOB/Banca d'Italia/Banche private d'affari/Fondazioni Bancarie, dove nella totalità dei casi si vede un continuo scambio di dirigenti che oggi dovrebbero essere controllati e domani divengono controllori dei loro stessi ex-datori di lavoro di cui, magari detengono privatamente, anche delle quote azionarie.

L'esempio è Mario Draghi: sulla pagina a lui dedicata di Wikipedia è presente una biografia che mette in risalto la sua carriera di dirigente pubblico, ma a leggere bene si scopre che in realtà è stato anche dirigente dell'IMI (Istituto Mobiliare Italiano, ex-ente pubblico assorbito con un abile stratagemma dalla Banco di San Paolo di Torino) e della BNL, oltre ad essere un ex-capoccia nientemento che della Goldman Sachs, il che lo pone nel gotha dei banchieri di alto grido modiali, ma anche tra i principali responsabili di un sistema vergognoso che ha messo in mutande tutto l'Occidente dopo aver succhiato il midollo anche al resto del pianeta.

Perché ci teniamo Super Mario ed anzi gli facciamo ponti d'oro (fino a quando non farà la fine del suo predecessore che tutti consideravano una gran brava persona)?
Perché a decidere chi li deve controllare, non è lo Stato, ma le Banche stesse, che sono azioniste della Banca d'Italia, che forniscono i professionisti della CONSOB, gli stessi che per fare "sindacato", prestano servizio presso l'ABI.

Quello che ci viene ammansito è un distratto "famose a fidà", come a dire, "non puoi dubitare di loro".
Come cavolo sarebbe a dire? Posso dubitare di Berlusconi e non posso dubitare di Draghi? Sono italiano e dubito di tutti fino a quando non vengo smentito, altro ché!!! "Dubbito" è il mio secondo nome!
E come disse Andreotti (anche se lui giura e spergiura di non averlo mai detto...): "A pensar male si fa peccato, ma di solito ci si azzecca".

Beh con cosa vi lascio? Una canzone sulle italiche velleità. Da uno di sinistra, ma per davvero, non per sport...

venerdì 14 gennaio 2011

Benzina: un gioco al massacro per i prezzi alla pompa


La notizia di questa mattina presa fresca fresca dal sito de La Repubblica è che la benzina è aumentata ancora toccando 1,5 euro al litro: 10 euro permetteranno di acquistare appena 6,5 litri di benzina, cioè meno della riserva di carburante di molte automobili in circolazione.
Se avete acquistato un'auto pensando ai consumi, diciamo che avrete una vettura che "beve" circa 6/6,5 litri di carburante ogni 100 Km su percorso misto (Urbano/Extra Urbano), quindi i conti son presto fatti, in base al numero di Km che macinate al giorno, saprete quanti soldi in più andrete a spendere per muovervi da casa in automobile.

Se usate un'auto immatricolata come autocarro o promiscuo, e dunque un'auto aziendale, sono dolori amari, perché ad occhio e croce vi hanno tolto oltre un litro di benzina per ogni 10 euro spesi di carburante e se fate più di 100 Km al giorno, vi servirà incassare quanto basta per coprire una spesa fissa aumentata almeno del 10-15% mensile. Stesso discorso per il Diesel (tassa ecologica esclusa); per il GPL non so; per l'energia elettrica, ne parleremo quando la vedremo usata per circolare per le strade; per i propri piedi, lavateli, calzateli di buone scarpe e camminate... sicuro ed economico.

La domanda sorge spontanea: "Why?"... Perché?
C'è anche la domanda retorica: "Cui prodest?"... A chi giova tutto ciò?

Chiariamoci, non dobbiamo farci fare fessi: il petrolio cala. Quindi non è "colpa degli arabi" se da noi aumenta il costo del carburante. Ma come caspita viene calcolato allora il costo di questo prodotto?

Ho trovato la risposta su un blog (alla faccia di chi si lamenta che questo genere di servizi toglie lavoro ai giornali nazionali, che evidentemente non sono capaci di fornire informazione di qualità e dati utili, ma solo opinioni e valgono quanto quelle di chiunque altro): su Le cose che non vanno c'è un bel post dal titolo L'assurda composizione del prezzo della benzina. Vi riporto quanto scrivono:
  1. Costo del prodotto e margine di guadagno (31.33% sul prezzo complessivo);
  2. Accise (cioè tutte le imposte di cui il prodotto è gravato siano esse di carattere locale, regionale o statale – la voce pesa per il 52,00%);
  3. Imposta sul valore aggiunto, IVA, uguale al 20% (la voce pesa, ovviamente, per il 20% rispetto alla somma delle prime due e, pertanto, per il 16,67% sul totale pagato).
Quindi su 1,50 euro lo Stato, o meglio il Fisco ed il suo indotto (questa definizione deve essere ben compresa da tutti: intorno alal raccolta delle tasse, delle imposte ed al loro recupero, nonché alla transazione monetaria che ne deriva, ruota un intero indotto anche privato), prelevano dalle tasche dei cittadini italiani 1,03 euro al litro per IVA ed accise. Come potete leggere nel post citato, le accise comprendono il finanziamento di roba come la guerra in Abissinia e l'alluvione di Firenze: soldi che immagino non finiscano a risarcire danni ai fiorentini ne a restaurare opere d'arte che, ove possibile, sono già state recuperate integralmente negli anni '70 ed '80, ne finiscono in Eritrea o al governo etiope per indennizzare gente ormai vecchia, vecchissima o morta da tempo oppure i loro eredi. Allora la domanda di Le cose che non vanno è giusta: dove vanno a finire questi soldi?

La risposta che mi sono dato è che finiscono in uno dei tanti fondi inutili delle casse dello Stato, cui nessuno ha accesso e che comincio a sospettare servano solo come fideiussione per altre cose.
Vedete, esiste una legge che prevede che se destini soldi pubblici per la guerra in Abissinia, poi tu li possa impiegare solo per quella e non per altro.
Non c'è un sistema per il recupero di fondi non impiegati: siamo talmente tanto abituati a questo modo di gestire il denaro pubblico, che quando negli anni '90 l'Unione Europea mise a disposizione fondi per risollevare le aree depresse, quasi nessuno in Italia riuscì ad ottenerli e per entrare nell'Euro fummo spremuti dal Governo Prodi come dei limoni peggiorando la nostra situazione, anziché migliorarla; eppure in tanti erano convinti che quel denaro, siccome era stato stanziato per voci rivolte al nostro paese, sarebbe rimasto a disposizione anche dopo.
Dove credete che l'UE abbia messo quei fondi stanziati per l'Italia e poi non assegnati? In un fondo in attesa che qualcuno li chieda? No: li ha usati per i paesi della seconda tornata di ingressi (Romania, Bulgaria, Polonia, Slovenia, ecc.), per lo stupore generale di chi credeva che davvero "Tutto il mondo è Paese".
Se ci fosse stato modo in passato, od oggi, di accedere a questi accantonamenti assurdi per eventi avvenuti perfino prima della nascita della Repubblica, si scoprirebbe che probabilmente la somma recuperata è in grado di ripianare i bilanci pubblici.
Invece rimangono lì, nell'ombra: è ovvio che a qualcosa debbano servire e quindi mi domando se non vengano impiegati come garanzia nei confronti delle Banche, italiane e straniere, per dimostrare che, volendo, siamo uno Stato solvente e non dei morti di fame ad un passo dalla bancarotta: una sorta di "riserva aurea" in contante invece che in lingotti.

Intorno alle nostre auto, oltre alla sporcizia perché non le laviamo, c'è anche un giro di soldi non indifferente basato sulla finta lotta all'inquinamento: dico finta perché a combatterla sono generalmente i Sindaci, i quali, tra le altre cose, dovrebbero essere i massimi amministratori anche delle società municipalizzate di trasporti, come l'ATAC a Roma: questi Sindaci chiedono ai cittadini di fare molta attenzione all'inquinamento emesso dai loro motori privati e di porvi rimedio mettendo mano al portafogli, ma fanno circolare mezzi pubblici la cui ecologicità è perlomeno dubbia se non addirittura inesistente. Avete presente cosa esce dai tubi di scappamento degli autobus o dei pullman extra-urbani? Mi venissero a raccontare che sono catalitici...

Il Sindaco di Roma Alemanno vuole impedire l'ingresso in città a tutte le auto che non siano almeno Euro 4: la pantomima del filtri anti-particolato continua.
Sempre su La Repubblica si trova la tabella comparativa che ci spiega che caspita di differenza c'è tra una classe e l'altra: una differenza minima tra le ultime tre direttive europee, ma che comportano la richiesta da parte dello Stato di comprare auto nuove con una cadenza assurda. Per cercare di correre dietro ad una nazione dove ai vertici pubblici c'è tutta gente che non ha problemi di soldi, dovremmo pagare rate tutta la vita cambiando la macchina ogni 5 anni. Eppure è chiaro ormai, soprattutto con la nuova direttiva Euro 6 che entrerà in vigore nel 2015, che si è raggiunto il limite tecnico oltre il quale le attuali tecnologie difficilmente potranno far scendere l'emissione di polveri ed inquinanti.
Ed allora che si inventeranno per incassare soldi dalle immatricolazioni?

Un po' come il famiggerato bollino blu (che comincia a cambiare colore, verde, avvolte arancione, ecc.): vi siete mai chiesti a che cavolo serve?
Quando portate l'auto a fare la revisione o il tagliando, vi controllano anche i gas di scarico, ed usano lo stesso macchinario per effettuare il test del bollino blu.
In teoria sono due test differenti: quello della revisione e quello del bollino e tale adesivo vi costa infatti una cifra che si aggira intorno ai 20 euro tutti gli anni proprio con la scusa che è un esame diverso da quello fatto con la revisione. Però, di fatto, il test che viene fatto è solo uno, perché a differenza degli impiegati che gestiscono questa cretinata del bollino, il meccanico che fa il test non ha tempo da perdere e non si prende per i fondelli da solo facendo due volte lo stesso test con lo stesso macchinario per certificare due volte la stessa cosa...

Risultato: lo Stato incassa il bollo auto tutti gli anni; incassa l'IVA sulla revisione; incassa i 20 euro del bollino blu; incassa più di 1 euro per ogni litro di benzina che compriamo; incassa l'IVA sugli acquisti degli autoveicoli, le tasse dal concessionario, le tasse dal produttore di auto, dal distributore di benzina, dal produttore di benzina, dal meccanico... incassa un sacco di soldi.

Allora perché lo Stato ci aumenta il costo della benzina? Oppure sono le aziende della filiera che vorrebbero un margine di guadagno superiore al 31,33% (lordo)?
Lordo? Sì, lordo. I 47 centesimi rimanenti se li dividono le aziende che compongono tutta la filiera, ma a fine anno sopra ci vanno pagate le tasse regolarmente, e raggionando sulle aliquote, il netto effettivo è di circa la metà, 23 centesimi, da dividere tra costo della materia prima, raffinazione, trasporto, distribuzione all'ingrosso ed al dettaglio.
Fatevi voi i conti e vedete al benzinaio che rimane di quel vostro 1,5 euro...

Viviamo per muovere un macchinario il cui scopo unico è quello di spostare denaro: in questa massima è forse nascosta la verità di chi tiene le redini di questo paese, come dimostrano sempre di più le statistiche e le ricerche private in Italia ed all'Estero.
Mentre tutta l'Informazione si focalizza sull'Orco Berlusconi (ma dopo oltre 700 avvisi di garanzia e mai neanche una condanna, la cosa lascia sempre da pensare che o è veramente divino o abbiamo degli inquirenti un po' cialtroni, che sprecano tempo in teorie e teoremi e non a cercare vere prove schiaccianti...), mi chiedo cosa mi creerà più danno: un Presidente del Consiglio condannato per reati sessuali (il Belgio è ancora lì dopo che metà dei suoi vertici, VIP, prelati e professionisti sono stati condannati per aver fatto sesso, ed anche peggio, non con una diciassettene, ma con bambini sotto i dieci anni e con neonati...) oppure un portafogli che langue ed un esattore che non vuole sentire ragioni?

Sarò cattivo ed anche cinico, ma so che anche se Berlusconi se ne va via e viene su un altro, la situazione non migliorerà affatto: molti dei mali dell'Italia vengono dalle assurde idee sessantottine: della scuola che promuove tutti; del diritto ad avere uno stipendio fisso anche se non si hanno requisiti o la capacità di mantenere un incarico; del diritto a mantenere il posto di lavoro anche quando si è assenteisti o talmente incapaci da causare solo danni; della patetica abitudine di assumere nel comparto pubblico i disoccupati anche se si hanno già saturati tutti i posti a disposizione, pur di far quadrare le statistiche; della folle mania di tenere bassa l'inflazione fino al punto da impedire alla massa di avere potere di acquisto, ma negando nel contempo che viviamo in una nazione con una deflazione inrecuperabile.

Allora sì, il professore di La meglio goventù ha ragione: l'unica cosa è toccare il fondo il prima possibile, perché poi viene una bella ricostruzione e forse qualche speranza, anche se la UE un messaggio chiaro lo ha dato: la Grecia. A loro la possibilità di risalire è stata negata: devono restare poveri, poverissimi, purché i Banchieri europei possano rimanere ricchi, ricchissimi.

Il vero nemico, non è Berlusconi, ma Trichet...

giovedì 13 gennaio 2011

Qualità della vita in Italia: la penisola è storta e deforme, con la testa grande e le zampe piccole...

Ve la ricodate quella canzone di Venditti, che fa
Quanto sei bella Roma quand'e' sera
quando la luna se specchia
dentro ar fontanone
e le coppiette se ne vanno via,
quanto sei bella Roma quando piove.
Il titolo, ripreso nel ritornello, è "Roma Capoccia", che è un modo per dire "Roma Capitale", "Roma Caput Mundi", ecc. ecc. ... La Capitale d'Italia, la città "cor Cupolone", e tutte quelle belle cose che fanno andare in visibilio i turisti e che appena metti piede fuori dell'Italia e tutti sanno che vieni da lì, iniziano a sciorinare come se a te dovesse far piacere quei luoghi comuni, pizza e mandolino compresi.

Che poi, tu vaglielo a spiegare che non hai mai visto in tretatre anni di vita nessun italiano suonare il mandolino e che i migliori pizzaioli del mondo sono i giapponesi...

Tutta questa storia nasce da un articolo che ho letto ieri notte prima di andare a dormire (verso le 3, ora locale... quando ho smesso di lavorare...) su le pagine di Yahoo! Finanza. Non che siano proprio proprio il massimo, ma ogni tanto qualche cosa di interessante si trova: questa volta ho scoperto il rapporto dell'associazione di economisti Sbilanciamoci! che ha creato un indice, Quars, per tenere sotto controllo la qualità dello sviluppo regionale del nostro paese.

Dal loro rapporto per l'anno 2010 risultano dei dati che non sono proprio innovativi, dove ovviamente c'è un forte sbilanciamento verso settentrione della qualità della vita, ma anche degli investimenti per lo sviluppo lavorativo, con meno disoccupazione, tempi di attesa di inoccupazione più corti, maggiori guadagni procapite, miglior rapporto con l'ambiente e pari opportunità. Ovviamente il Nord-Est la fa da padrone. Nulla che non si sapesse già.

Però a guardare bene quelle cartine ed a leggere tra le righe un dato emerege chiaro: Roma non è "Capoccia". In definitiva gli abitanti del Lazio se la passano male quanto gli abitanti di tutto il resto del Sud, Sardegna compresa, con in più l'aggravante del costo della vita che è nettamente superiore a città come Napoli, Taranto, Sassari o Reggio (intendendo quella in Calabria).

A ben leggere l'unico grafico che, di tutto il Centro-Sud Italia, non fa sembrare il Lazio proprio una regione micragnosa è l'Istruzione, nel senso che nella Capitale e nei capoluoghi limitrofi si concentrano un numero assurdo di grandi e piccole Università che sfornano annualmente un numero inquietante di laureati che poi rimangono o disoccupati o si accontentano di fare le pulizie anche se hanno un titolo di Dottore in Giurisprudenza.

Il numero di laureati è talmente alto che pur di dimostrare l'utilità di tutto il tempo ed i soldi profusi nello studio da questi poveracci, si alzano sensibilmente le richieste nel Terziario per personale che di lauree ne abbia almeno due (ma mai domandargli dove sta Potenza senza avere i Clinex a portata di mano...) e magari anche qualche master (uno è troppo poco per saper spedire un fax). A chi non può permettersi tutto questo o di finanziare le ricerche private di qualche barone universitario, rimane la trafila dei così detti stage (pronuncia inglese, non francese, mi raccomando... l'ignoranza linguistica ed etimologica è d'obbligo nel nostro paese...).

Lo stage è generalmente una scusa per farti lavorare gratis almeno tre mesi... se la Lewinski almeno ha ottenuto la notorietà, vedendo il gusto imperante tra i VIP di casa nostra, vi consiglio di assomigliare ad uno scaricatore di porto tailandese con addosso il tanga: senza questi requisiti estetici, non potete ottenere profferte se non da gente "politicamente scorretta"...

Ma possibile che l'Università è solo un indotto?!? Proprio solo questo, no... ma le eccellenze, che un tempo erano un gran vanto degli universitari italiani son ridotti a poche facoltà, piuttosto che agli atenei: Matematica ed Informatica a Napoli, Economia alla Terza di Roma, Fisica alla Normale di Pisa, Veterinaria a Cassino, Chimica ad Urbino oppure, sebbene non si tratta di università, Pittura all'Accademia di Belle Arti di Bari ed il Conservatorio dell'Accademia di Santa Cecilia di Roma...

Ed il resto è storia, ma non nel senso di "facoltà", ma nel senso di "storia del passato": oggi non c'è più e quel poco che c'è non è ai livelli di quel passato. Forse si salvano a Napoli con Matematica ed Informatica alla Federico II, che è un po' il nostro MIT, da affiancare alla misconosciuta area industriale di Enna in Sicilia, che è un po' la nostra Silicon Valley e non solo. I nostri Nobel invecchiano in Parlamento o in televisione oppure si ringalluzziscono in Svizzera a correr dietro ad anti-particelle, ma qui da noi se vuoi campare facendo il ricercatore scientifico devi prendere la valigia ed andare all'Estero e quelli che ritornano sono più le volte che si pentono che quelle che sono contenti.

Allora a ben vedere c'è da domandarsi cosa riserva il futuro: luci e festoni dicono gli economisti... l'Argentina, dico io, ma non ho mai studiato economia...

Mi consolo con gli stornelli moderni di Venditti, ma ricordo di più le interpretazioni di Gabriella Ferri di quando ero ragazzino e capitava di prendere il tassì... rigorosamente FIAT... rigorosamente 131... rigorosamente giallo! Quelli bianchi sono venuti dopo... per risparmiare...

Pensate che vi lascio senza una foto o un video? Pensate che vi metto Venditti? La Ferri? No. Un film... sugli esami universitari...

Un saluto ed alla prossima.

lunedì 3 gennaio 2011

Regali delle Feste: una telefonata da Silvio Berlusconi in piena notte a Claudio Lippi. Voleva essere consolato...


Lo so che il titolo suona proprio strano... Silvio Berlusconi, cavaliere del lavoro, presidente del consiglio dei ministri italiano, fondatore del più grande impero mass-mediatico d'Europa, mi ha telefonato durante la notte... a me, sì... per farsi consolare, in lacrime, per tutte le brutture che gli capitano negli ultimi mesi.

"Ma che te sei fumato?" Nulla. Temo solo di aver mangiato troppo panettone e la fermentazione dei canditi può, durante il sonno, dare di questi disturbi.
Il sogno è stato repentino e curioso: ve lo racconto in breve.

Sotto casa mia c'è una cartoleria e come spesso mi capita ci stavo passando davanti con l'auto: in quel mentre squilla il cellulare e mi accosto per rispondere (sul lato sbagliato della carreggiata... e poi perché non ho usato il vivavoce??? Mistero). Al telefono una voce inconfondibile: quella del Berlusca, in lacrime, singhiozzante che mi dice "Ce l'hanno tutti con me! Va tutto storto e non si può mettere a posto nulla! Come faccio? Mi dica, Signor Lippi, c'è una soluzione possibile?" Sospirando lo conforto istintivamente: "Non si deve preoccupare, Signor Presidente, vedrà che una soluzione si trova: la situazione non è tragica, ci vuole solo un po' di tempo e di pazienza, si fidi..." - "E' sicuro? Perché non ho più fiducia..." - "Si fidi, si fidi...".

Poi, lo confesso, anche nel sogno l'occhio mi è caduto sulle curve di una morona che passava là davanti e mi son svegliato (sul più bello) non curandomi dei piagnistei del Cavaliere...

Ora, direte voi, "il tuo panettone è potente... dividolo con gli amici invece di fumartelo da solo... ingordo!" Avete ragione e concordo col vostro consiglio. Ringrazio il Padreterno per non aver esagerato: pensate se a chiamarmi fosse stato Di Pietro e davanti all'auto fosse passata la Bindi... tra il tentare di interpretare quanto mi veniva detto e tentare di dimenticare quanto stavo vedendo, minimo minimo mi svegliavo in un bagno di sudore.

Ma a voi è mai capitato di sognare Berlusconi? Di quest'uomo se ne parla nel male e nel male (nel bene forse ne parlano solo Fede e Minzolini, ma io non li vedo perché mi annoiano profondamente) che ormai imperversa da pertutto: radio, TV, giornali, Internet... chissà a quanti capita di sentirsi chiamare al telefono come a Floris o Santoro e dall'altro capo sentire la chiara e distinguibile voce di Super Silvio...

E mettere su una Smorfia con i sogni sul Premier e poi giocarsi i numeri al Lotto? Questa sì che è un'idea... Non sono ferrato, ma forse si potrebbe cavarne qualcosa... vediamo un po'... senza essere troppo volgari...
Il Presidene del Consiglio = Il padrone di casa (31)
La morona = La bella (6) [anche se a dire il vero a tale numero corrisponde un'altra cosa...]
La consolazione = Consolare / La consolazione / Il sollievo / Il conforto (9, 32, 37, 46) [ma anche qui a me risulta che i numeri corrispondono ad altro...]
Sulla Wikipedia (immancabile) i numeri in questione sono così descritti:
6 = La cosa che guarda per terra (vagina);
9 = La figliolanza;
31 = Il padrone di casa [l'accomunamento col Presidente del Consiglio l'ho fatta io, ma i più malvaggi tra voi potranno farne altre... io non voglio sapere...];
32 = Il capitone;
37 = Il monaco;
46 = Il denaro.
Come sono arrivato a questi numeri? Con un comodissimo tool on-line offerto da Lottomatica: basta inserire la descrizione del vostro sogno e scegliere se usare la tipica Smorfia napoletana o la Smorfia moderna... l'unico dubbio è perché interpretare così i numeri:
La figliolanza = Consolare
Il capitone = La consolazione
Il monaco = Il sollievo
Il denaro = Il conforto
L'ultimo un po' lo capisco... il resto mi rimane oscuro, ma non so perché penso che me lo giocherò...

Vi rilancio la palla: avete sognato il Berlusca? E se sì, come interpretate il sogno in base alla Smorfia per cavarne dei numeri giocabili? Creiamo una Smorfia del Premier? Magari poi ci compriamo Mediaset... anche se dopo ci tocca consolarlo davvero...

martedì 28 dicembre 2010

Precisazioni sul caso degli astici

Oggi ho ricevuto una e-mail riguardo ad un post a firma di Marista Urru pubblicato qui su Er Mozzichetto. Siccome chi mi ha scritto non è riuscito a pubblicare la sua risposta come commento al post, mi ha scritto direttamente, sebbene lo abbia fatto tramite il modulo di contatto della mia azienda (troppo deve aver cercato in rete per trovarmi lì) ed ho deciso di riportare per intero la missiva.

L'articolo in questione è Addio alle aragoste fresche: un processo ad un ristoratore per averle tenute vive su ghiaccio a firma, appunto di Marista Urru. Vorrei inanzitutto far capire che Er Mozzichetto è uno spazio su cui gli autori dei post esprimono opinioni basate su ciò che il mondo esterno ci dice tramite i comuni mass-media (giornali, radio, TV, Internet): questo significa che se i giornalisti pubblicano informazioni errate, va da se che difficilmente si possono avere idee chiare, ma se tutti stessimo zitti per questo, nessuno potrebbe correggere le storture che vengono dette e scritte.

Il Sig. Vito Marino scrive:
Sig. Lippi
solo adesso ho letto sul blog la sua lettera sugli astici e dato che il blog non accetta il mio post, mi permetto di risponderle su questa pagina.Lo Stato si è pronunciato in questo modo:
La prassi di porre in vendita crostacei e pesci vivi sui banchi, fuori dagli acquari adeguati, è una pratica fuorilegge e crudele, rivolta verso animali che, privi della parola, non possono far sentire le loro proteste.
Il Decreto Legislativo 30 novembre 1992, n. 531 (Gazzetta Ufficiale n. 7 del 11/01/1993), emesso in attuazione della direttiva 91/493/CEE, applicabile alla produzione e commercializzazione dei prodotti della pesca, così recita all’art. n. 4:

“PRESCRIZIONI PER ANIMALI VIVI” – i prodotti della pesca destinati ad essere immessi vivi sul mercato devono essere tenuti costantemente nelle condizioni più idonee alla sopravvivenza.

Ed ancora l’ORDINANZA del 2 marzo 2000 del Ministero della Sanità (requisiti igienico-sanitari per il commercio dei prodotti alimentari sulle aree pubbliche – G.U. n° 56 del 8 marzo 2000) così recita all’art. 6, comma 1, lettera c: (prodotti della pesca)
1. i prodotti della pesca devono essere mantenuti a temperatura di regime di freddo per tutta la durata della vendita, del trasporto e durante la conservazione;
2. è consentita la conservazione dei prodotti della pesca in regime di freddo per mezzo del ghiaccio purché prodotto con acqua potabile;

all’art. 6, comma 1, lettera e : (prodotti della pesca e dell’acquacoltura vivi)
1. la vendita di prodotti della pesca e dell’acquacoltura vivi deve avvenire in costruzioni stabili attrezzate in modo esclusivo per questa attività o comunque in un locale nettamente separato dalla vendita di alimenti;
2. gli acquari a tenuta stagna, devono essere dotati delle necessarie attrezzature per il mantenimento delle idonee condizioni di vita dei prodotti detenuti;

Se non fosse sufficientemente chiaro, la sentenza della Cassazione, Sez. III Pen., ud. 14 marzo 1990, Est. POSTIGLIONE, recita tra l’altro:

non sono punibili ex articolo 727 C.p. (ammenda da 1032,00€ a 5160,00€) soltanto quei comportamenti che offendono il comune sentimento di pietà e mitezza verso gli animali (come suggerisce la parola “incrudelire”) o che destino ripugnanza, ma anche quelle condotte ingiustificate che incidono sulla sensibilità dell’animale, producendo un dolore, pur se tali condotte non siano accompagnate dalla volontà di infierire sugli animali ma siano determinate da condizioni oggettive di abbandono o incuria.

Ed ancora la sentenza n. 1906 Reg. Gen. N. 9216/67 della Corte di Cassazione, ha confermato la condanna di primo grado per il titolare di una pescheria che “aveva incrudelito verso dei pesci, lasciandoli in recipienti contenenti pochissima acqua, prolungando così l’agonia con contrazioni e sussulti per la lenta asfissia”.

Il reato di cui all’articolo 727 del Codice Penale, prendendo in considerazione il concetto ampio di ”maltrattamento”, non punisce soltanto gli atti di sevizie, torture, crudeltà, caratterizzati dal dolo ma anche quei comportamenti colposi di abbandono ed incuria, che offendono la sensibilità psico-fisica degli animali, quali autonomi esseri viventi, capaci di reagire agli stimoli del dolore, come alle attenzioni amorevoli dell’uomo.
E ANCORA

ANIMALI: MALTRATTA ASTICI IN VENDITA, CONDANNATO COMMERCIANTE
Venivano tenuti in contenitori polistirolo senza ghiaccio
4 Aprile 2006
(Ansa)

Il Tribunale di Aosta ha dato ragione al Nucleo Ispettivo della Capitaneria di Porto di Savona condannando, ai sensi dell'art. 727 del Codice Penale, il titolare di una pescheria di Aosta al quale era stato contestato il maltrattamento di alcuni astici posti in commercio, vivi, in un semplice contenitore di polistirolo e, unitamente a molluschi bivalvi, in pochissima acqua e privo di alcun sistema di refrigerazione.

In sostanza è stata accolta totalmente la tesi sostenuta dalla stessa Capitaneria di Porto di Savona secondo la quale "pur non esistendo una normativa specifica che indichi il giusto trattamento da tenersi per la conservazione dei crostacei vivi, quindi che tuteli la loro sopravvivenza in condizioni tali da non essere sottoposti 'a strazio', la loro conservazione sul ghiaccio costituisce una sorta di 'ibernazione' con riduzione drastica del metabolismo basale, associata a ipoestesia sensoriale e riduzione dei fenomeni inerenti allo stress da cattura e da trasporto".

"Tale metodo di conservazione - dice ancora la Capitaneria -, sebbene non unanimemente riconosciuto dai tecnici in materia quale miglior metodo di conservazione, è certamente ritenuto idoneo a garantire l'igiene e la qualità del prodotto evitando inutili - nel senso di non necessarie - sofferenze all'animale per mantenerlo vivo".

L'operazione è stata possibile anche sulla scorta delle informazioni tecnico specifiche ottenute da varie Facoltà di Medicina Veterinaria d'Italia.

SONO D'ACCORDO CHE PUO' SEMBRARE RIDICOLO TENERLI NELL'ACQUARIO E POI CUCINARLI VIVI, PERO' L'ASTICE PUO' VIVERE ALCUNI GIORNI FUORI DELL'ACQUA , QUINDI SE VIENE TENUTO IN ACQUARIO LE SOFFERENZE SARANNO MINORI - SECONDO ME ANDREBBERO VENDUTI SOLO CONGELATI TUTTI I CROSTACEI - CORDIALI SALUTI - vito marino - ANPANA - associazione nazionale protezione animali natura ambiente

Egregio Sig. Marino, la ringrazio per le dettagliate delucidazioni che mi ha inviato e posso capire anche la sua posizione in merito alla questione di vendere solo crostacei congelati per farli soffrire il meno possibile, ma mi permetto anche di farle un appunto su una questione che ho sempre ritenuto fondamentale e con cui avvolte mi picco con cari amici che hanno idee uguali alle sue: la responsabilità.

Se si decide che una cosa non deve più essere fatta perché contraria ai principi della società in cui si vive, si deve obbligatoriamente avere:
  1. la responsabilità di sopperire ai danni arrecati a quei terzi che prima della decisione, rimanendo nella legge, praticavano ciò che in seguito è stato vietato;
  2. la responsabilità di informare tutto il settore interessato adeguatamente;
  3. la responsabilità di rendere tali informazioni sempre accessibili e fruibili anche ai neofiti della materia;
  4. la responsabilità di auto-indicarsi come coloro che hanno storicamente interrotto una tradizione o un intero settore merceologico per una questione morale e sociale.
Concorderà con me che queste prese di responsabilità sono doverose: ignorare la legge non ci scusa dal violarla, questo è vero, ma mi permetterà di far rientrare ampiamente la vicenda in uno dei mali dell'Italia e cioè il rendere la legge talmente inaccessibile a chi ne ignora i meccanismi da poterla adattare alle esigenze dell'uopo e delle persone. In somma, le leggi in Italia sono capziose perché così chi ha fatto l'Esame di Stato da Procuratore Legale (indipendentemente da quale lato della "barricata" poi frequenta) può armeggiarci come meglio gli pare.

Dunque, giusto che il ristoratore sia punito se sbaglia; meno giusto che quando si apre una qualunque attività commerciale e l'esercente chiede informazioni, queste gli vengano negate e date col contagocce nella speranza di farlo cadere in fallo e fare cassa (e questo ancora nessuno è stato in grado di dimostrarmi che non è vero...).

La ringrazio nuovamente; le porgo i miei cordiali saluti e di seguito posto anche il link alla sua associazione nazionale perché mi sembra doveroso ed interessante.

Claudio Lippi

Associazione Nazionale Protezione Animali Natura Ambiente - ONLUS: http://www.anpana.it