Me pizzica, me mozzica, me devo da sfogà...

mercoledì 26 agosto 2009

Howe: finalmente qualcuno che dice pane al pane e vino al vino

Di sport non capisco molto, quasi niente: lo vedo poco, ne leggo meno. Una volta ogni 4 anni vedo una partita di calcio (ovviamente ai Mondiali), talvolta mi soffermo sulle Olimpiadi, poi qualche sport motoristico (Formula 1 o Moto GP). Morto Senna, Shumaker non mi ha attratto più di tanto. Valentino Rossi mi piace seguirlo perché mi ricorda comunque i campioni di una volta.
L'atletica non mi ha mai attratto punto... eppure, stamattina, ti leggo su Internet un articolo di sport pubblicato da "La Repubblica": «Howe: "Dirigenti incapaci. Poi mi vietano i reality"».

Ma "Howe" chi caspita è?
Per chi come me non conosce questo ragazzone tutto muscoli di colore, sappino lor signori che il Sig. Andrew Howe, nato in quel di Los Angeles è un ciociaro D.O.C. cresciuto a Rieti e vissuto in Italia tutta una vita, da quanto racconta delle disavventure economiche famigliari deve essere il frutto di un'immigrazione al contrario che dalla Nazione più ricca dell'Occidente è finito a vivere nella più scalcinata d'Europa.

L'intervista a questo atleta di leggera che milita nella formazione azzurra da anni si schematizza facilmente così:
  1. come atleta ha ubidito a quanto gli è stato detto dai suoi dirigenti
  2. come paziente ha ubidito a quanto gli è stato imposto dai medici sportivi
  3. come lavoratore non intasca grazie all'atletica legera un soldo
  4. come essere umano quando ha un'occasione di incassare denaro vuole coglierla
  5. come civile, non è un militare
Quindi, visto che l'atletica non è il calcio e non rende ricchi, i dirigenti sportivi non dovrebbero impedirgli di partecipare ad un reality per incassare denaro, visto che lui come atleta non solo ha ubidito a suddetti dirigenti, non solo si è infortunato grazie ai consigli ben poco lungimiranti di essi, ma soprattutto visto che non campa di aria fritta...

Caro Sig. Howe l'Italia è un grande ufficio di burocrati ed i suoi dirigenti sportivi non si pongono problemi di sorta per il semplice fatto che se lei non incassa un soldo, loro invece hanno tutti uno stipendio fisso; se lei s'infortuna, loro stanno seduti su una sedia; se loro sbagliano, è lei che deve prendersi la punizione per non farli sembrare troppo incapaci.

Non è perché sono spesso dei militari: anche. Ma soprattutto perché sono dei dipendenti pubblici.
Deluso?
"Molto. Dai finti buoni che si rivelano veri cattivi. Da chi mi dice che sono come un figlio per lui. Evitasse, ho madre e padre. Io voglio solo tornare a correre, sorridere, e regalarmi qualche soddisfazione. Del fallimento dell'Italia mi dispiace, ma io non c'entro".
Questo è niente! Gli stessi che si propongono come "buoni padri di famiglia" e che si rivolgono a lei come se fosse "loro figlio", sono gli stessi che le dicono "rinuncia al reality, stai zitto e forse a 40 o 50 anni ti facciamo diventare dirigente CONI anche a te..."

Ma che la sua punizione che le ha fatto perdere tempo e denaro è stata data per il suo bene e per quello dello sport non glielo hanno ancora detto? Aspetti domani e vedrà che si giustificheranno così.
Che vuole... son italiani, poveretti.

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