Me pizzica, me mozzica, me devo da sfogà...
domenica 8 febbraio 2009
Bonolis ha ragione: ormai pur di "sparlare" venderemmo l'anima...
Il titolo è un po' forte, lo ammetto, ma credo che renda bene la sensazione che gli ultimi anni mi hanno dato in fatto di commenti ai fatti di tutti i giorni.
Paolo Bonolis credo che sia stato il volto televiso più visto da quelli della mia generazione (classe 1977): ci siamo cresciuti coi sui infruttuosi tentativi di convincere il pupazzo Uan che la cultura era una cosa bellissima e che studiare era una gran cosa, oppure quando doveva rimbonire il Dottor Brandolin, figura misteriosa di cui si sentiva solo la voce e che forse era una satira, per bambini, dei dirigenti aziendali, sempre pronti a prendersela con quello che non centra niente per prendersela con tutti i dipendenti (una critica a Berlusconi?).
Dalla conduzione di Bim Bum Bam (soprattutto quella con Licia Colò, forse la stagione più famosa) il buon "Piolo" ne ha fatta si strada ed oggi si cimenta con un altro contenitore di tutt'altro livello: il Festival di San Remo.
San Remo è l'occasione d'oro per sparlare: del festival in sessant'anni non si è fatto altro che parlarne male. Non ricordo una sola edizione scevra da critiche, alcune sensate, altre assurde. Questa inizia con le critiche assurde: Mina viene o non viene? La De Filippi che c'entra? La RAI è asservita a Mediaset? E non è sconveniente che la Zanicchi, europarlamentare, vada a cantare?
La risposta di Bonolis potete leggerla qui. Non riesco a dargli torto, sotto nessun punto di vista: in Italia non solo i giornalisti hanno smesso da tempo di fare i giornalisti (quelli che vantano un'"indipendenza" in realtà scrivono per dipendenza dal proprio editore e la questione dell'ex Direttore di Liberazione, Pietro Sansonetti, è emblematica), ma la cosa grave è che l'unica cosa che si fa è muovere critiche e cercare anche il pelo nell'uovo pur di trovare la "magagna".
L'Italia si spacca, si divide, s'infervora, dalle ricette di cucina al testamento biologico, ma sempre o quasi, senza costrutto: perenni fuochi di paglia, senza proposte od alternative (spettano sempre alla controparte), senza far mai niente per migliorare, ma solo mirando a sfasciare quel che c'è, nella maggior parte dei casi quel poco che c'è e spesso il pulpito non vale la predica.
Non vedo, a conti fatti, nelle critiche mosse a San Remo nulla che valga la pena di essere annoverato tra i "problemi", quelli veri e seri: se Mina si mostrerà in video diretta dalla Svizzera, sarà già un bel passo avanti, visto che da quando sono nato neanche questo è mai avvenuto; se la De Filippi verrà, ci costerà sempre meno di John Travolta; se la Zanicchi canterà, l'unica cosa che si potrà dire è che forse dopo 40 anni un'edizione o due potrebbe saltarle... In quanto all'asservimento a Mediaset la risposta è la stessa che Bonolis da a chi chiede se il Festifal è bello o brutto: piace. Ed a questa constatazione non ci si può mettere una pietra sopra.
Se domani rimanesse solo RAI Tre (esempio di emittente che piace all'intellighenzia) il suo share non crescerebbe di molto lo stesso...
San Remo sarà brutto? Mah... Il problema di San Remo è la musica ed il fatto che spesso le questioni interne al settore discografico fanno vincere chi in realtà non ottiene il favore del pubblico. Se c'è politica è quella interna ai produttori musicali e parla di soldi e non di voti.
San Remo sarà bello? Mah... Sono in tanti tutti gli anni a vederlo, ad appassionarcisi, ad aspettare le nuove proposte ed a vedere quali vecchi scarponi si ripresenteranno. Anche in questo ha ragione Bonolis: se da sessant'anni lo si organizza e lo si vede, vuol dire che tanto brutto non dev'essere.
Ma volete mettere con il criticare? Ormai senza critica l'Italia non va avanti: non importa su cosa, ma bisogna essere contro. Caspita!
Link interessanti:
Il sito web degli anni '90 del programma Bim Bum Bam (per chi non avesse mai visto un sito degli albori di Internet) ripubblicato da uno degli autori del programma, Daniele Demma.
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2 commenti:
Bravo Claudio, a noi Italiani ci piace essere come Tafazzi, darci le bottigliate sul.., o tagliarsi il...per fare un dispetto alla moglie.La politica si fà sempre contro e mai per.. Adesso ricomincia il Wal(t)zer come si dice in Romagna con l'Orchestra Bersani e rivai col liscio..
Ciao Plinio, è proprio vero, siamo un popolo tafaziano.
Se ci pensi bene è che la politica sceglie sempre la strada più semplice spacciandola per un grande trauma interiore di chi l'ha imboccata: a criticare ci vuol poco e costa meno.
Si vive di parole d'ordine: questione morale, incostituzionale, roma ladrona, dittatura mediatica, io non ci sto, yes, I can, libertà, proletariato (che è diventato "urbano" perché le fabbriche le hanno chiuse) ecc. ecc.
Non va nessuno da nessuna parte.
Per rimanere in chiave sanremese: Masini c'ha raggione, c'hanno dato una scopa rotta (al posto della bottiglia di plastica di Tafazzi).
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