(ANSA) - CASTIGLIONCELLO (LIVORNO), 31 LUG - Si e' svegliata con un colpo al cuore Castiglioncello, la 'seconda casa' di Suso Cecchi D'Amico. La sceneggiatrice romana, scomparsa all'eta' di 96 anni, ha passato molte delle sue estati tra le strade e il lungomare della cosiddetta 'Perla del Tirreno'. Qui sono nati molti dei film che hanno scritto la storia del cinema e vi ha passato molte delle sue estati.(ANSA).
Chi fosse Suso Cecchi D'Amico, fino ad oggi lo ignoravo e per chi come me abbia questa lacuna, invito alla lettura dell'immancabile Wikipedia che gli dedica una pagina e che spiega anche l'arcano messaggio della velina d'agenzia: ieri è venuta a mancare una delle figure più importanti del cinema italiano che ci ha dato capolavori come Ladri di biciclette, I soliti ignoti, ma anche soggetti come Rocco e i suoi fratelli o l'arrangiamento de Il Gattopardo. Quest'artista faceva parte di quella parte della Settima Arte che generalmente il pubblico ignora e che ottiene al massimo un rigo nei titoli di coda, ma che, di fatto, contribuisce quanto e più di altri a fare di un film un capolavoro o un fiasco colossale.
Però il mio post non parla di cinema, ma di turismo.
Suso Cecchi D'Amico viveva a Castiglioncello, provincia di Livorno e, per l'ANSA, questa ridente località è meglio nota come la "Perla del Tirreno". E qui rimango perplesso anzi che no. Motivo della mia perplessità è che vivo a Santa Marinella, provincia di Roma, meglio nota come la "Perla del Tirreno" e che un mio conoscente da poco è stato a fare il bagno a Talamone, frazione di Orbetello in provincia di Grosseto, meglio nota come la "Perla del Tirreno" e conosco un ragazzo di Genova che mi ha parlato di non ricordo quale paese nella sua provincia che viene definito la "Perla del Tirreno". Solo nel Lazio si fregiano di questo nome Sabaudia e Sperlonga ed in Toscana anche Viareggio lo vanta. L'ho sentito usare anche per Montalto di Castro, in provincia di Viterbo...
Il punto è che il titolo di "Perla del Tirreno" è vacante dagli anni '50 ed a lasciarlo tale fu proprio la mia ridente cittadina: in quegli anni e nel decennio successivo Santa Marinella divenne il punto di ritrovo estivo del jet set dell'epoca, riunendo alti dirigenti pubblici, registi famosi, divi del cinema, politici fino ad arrivare a sovrani stranieri in esilio (Re Faruq d'Egitto e famiglia). Toto Bar era il centro di un mondo, quello della Dolce Vita romana, che tra giugno e settembre si trasferiva qualche chilometro più a nord della Capitale oppure qualche chilometro più a sud, tra le mitiche dune di Sabaudia (oggi praticamente scomparse).
E' vero che in città si predilige il decennio a cavallo tra i '70 e gli '80, ma sinceramente non ho mai ben capito perché, visto che personaggi importanti in quegli anni non ce n'erano ed al massimo si potevano incrociare persone che sono passate alla storia d'Italia, ma per motivi meno nobili...
Stia come stia, escluso il breve exploit delle ragazze di Non è la Rai durante la pausa del programma, Santa Marinella non divenne più la meta dei VIP ed è passata lentamente da località turistica per famiglie a località balneare per il fuori-porta domenicale estivo.
Ora il punto è che il fregio del titolo non porta nulla: se fate una ricerca su Google ancora oggi trovate in cima alla SERP la mia città, ma il motivo è da riscontrare nell'abilità dei titolari dei siti di Santa Marinella che sfruttano il più possibile questo titolo dato in tempi in cui la metà di loro era appena nata e l'altra metà era solo nei sogni di mamme e papà.
Il punto è che come un fiore non fa primavera, un titolo non fa turismo: per ottenere che frotte di persone decidano di spendere i risparmi di un anno (quei pochi ormai che ancora ci riescono, a risparmiare...) nella propria città, serve che durante la stagione morta tutta la cittadinanza si dia da fare a preparare tutto ciò che serve per accogliere i turisti in questione.
Sfortunatamente, facendomi un giro per la costa laziale mi sono reso conto che durante lo scorso Inverno a questo problema nessun comune ha posto attenzione: non per denigrare, ma da Montalto di Castro a scendere giù c'è da domandarsi perché qualcuno debba andare a passare l'Estate. Niente eventi, niente spettacoli, niente concerti, niente teatro, poco cinema all'aperto.
Chiacchierando al bar mi è stato detto che sono località tranquille, per anziani e famiglie, ed effettivamente qualche madre ritiene che un posto tranquillo sia ideale per passare l'Estate con un pupo nel carrozzino, ma quelle con i figli adolescenti si beccano gli improperi della prole sulla pubblica piazza per essere stati portati a passare le agognate vacanze in un posto dove non puoi rimorchiare nessuno che sia al di sotto dei quaranta.
In quanto agli anziani, parlando con uno di loro nel fatidico bar ho trovato solo pentimento dell'essere venuto in un posto con troppi vecchi e neanche una balera per il liscio tanto amato. Sì perché un conto è la tranquillità, un conto è un nosocomio a cielo aperto: ammettiamolo, a settant'anni a stare tutto il giorno e tutta la notte circondati da vecchi bacucchi rimbambiti più di te senza niente (e nessuno) di bello da vedere, l'unica cosa che puoi meditare è il suicidio...
Al lavoro preparatorio si aggiunge la promozione turistica: se vuoi che qualcuno sappia che stai vendendo un prodotto, sarebbe d'uopo pubblicizzarlo. Ed invece le città non fanno più pubblicità. Fanno il paio con quanto vidi nella mia unica vacanza in Sardegna, alcuni anni fa, quando presidente della regione era Soru (Mr. Tiscali): la TV era intasata di spot sulle bellezze dell'isola, sulle mete da visitare e su quanto fossero gnocche le sarde (tacendo su quanto fossero incazzosi padri, fratelli e fidanzati...). Peccato che questi bellissimi filmati venissero trasmessi solo nelle emittenti locali sarde, mentre a Santa Marinella, in TV passavano gli spot della Spagna, di Montecarlo e dell'Egitto.
Ecco è in questo esempio emblematico che si evince chiaramente dov'è il vincitore nel mercato del turismo: non basta avere il mare, serve saperlo pubblicizzare a chi vuoi che ci si venga a bagnare. Sarebbe ridicolo che il governo egiziano pubblicizzasse Sharm-el-sheik in patria in lingua araba: che gli frega a loro di far spostare i cittadini del Cairo sul Mar Rosso; gli frega di far spostare gli europei che portano dollari ai cittadini di Sharm che poi si comprano la macchina ed il furgone al Cairo per trasportare d'Estate i turisti, dal Residence al finto accampamento di cammellieri nel deserto.
Da noi invece si fa il raggionamento inverso: che spendi a fare il tuo denaro fuori? Fai gli spot in casa così fai vedere che li hai veramente realizzati e che non ti sei solo intascato i fondi stanziati, tanto poi i turisti ci vengono lo stesso, mica glielo devi dire che c'è Stintino in Sardegna. Che sprechi tempo a distribuire volantini della "Perla del Tirreno" a Roma nei punti di informazione turistica, tanto se i romani vogliono fare il bagno dove vuoi che vadano?
Ed infatti vanno ad Ostia e Fregene che hanno completamente monopolizzato il turismo sia del litorale nord che di quello a sud della Capitale: vicine da raggiungere, tanto parcheggio, un mare non molto differente da quello delle altre località del Lazio, discoteche, balere, piano bar e night club in grado di soddisfare giovani e meno giovani. Tanto lavoro, molto indotto ed una montagna di soldi, perfino con gli affitti, grazie al fatto che le case sul mare sono poche, ma in compenso i palazzoni con gli appartamenti sono più economici e lontani dal frastuono, ma abbastanza vicini di giorno per andare a mare a piedi.
E così, mentre nelle altre località si affigono i manifesti dei pochi eventi in programma a ridosso dell'evento stesso, per evitare... assembramenti... (non ridete! E' stato questo che un mio amico si è sentito dire da un impiegato comunale...) nelle località turistiche si spendono soldi in abbondanza per manifesti, brochure, pubbliche relazione, web marketing e SEO per attrarre il maggior numero di persone, si costruiscono anche infrastrutture, fogne, parcheggi, si allargano strade, si costruiscono alberghi e quant'altro utile alla ricezione, magari low-cost, di ragazzi, famiglie, persone di una certa età.
Qualcuno si attrezza per i giovani, qualcuno per i meno giovani, ma per avere successo tutti si dotano di quanto serva per ottenere il pieno consenso del target scelto: solo la soddisfazione del target di riferimento darà il metro della migliore località, quella che nei tre mesi estivi permette alla maggior parte dei suoi concittadini di quadagnare quanto basta per campare tutto un anno e magari, avrà soddisfato i suoi turisti fino a convincerli a comprare casa o anche solo ad affittare un appartamento per i fine-settimana in mezza stagione oppure di venire un paio di volte anche in Inverno a godersi magari la campagna o il mare mosso.
Quindi la "Perla del Tirreno", alla fine sarà la località che più avrà reso felici i suoi turisti e non è detto che sia in Liguria, Toscana o Lazio: potrebbe essere in Emilia, Campania o Calabria, potrebbe un domani essere Ostia o Fregene o la minuscona Marina di San Nicola. Chi avrà reso scontenti i suoi turisti potrà fregiarsi del titolo che gli pare, ma l'anno prossimo pagherà solo il prezzo del proprio fallimento.
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