Me pizzica, me mozzica, me devo da sfogà...
lunedì 27 aprile 2009
Per rendere le cose differenti... basta cambiargli nome.
Alle elementari ed alle medie li chiamavamo “bidelli” e non ci sembrava esecrabile, ne, per quanto mi ricordi, mi sembra che si sentissero offesi ad essere chiamati così, anche perché noi, da piccolini, la buona creanza di dire al mattino appena entrati “buongiorno bidella, come stai?” l'avevamo. Che cavolo, se era tutto pulito era per merito loro, non certo nostro: a casa, alla mamma si dava rispetto anche perché puliva e metteva in ordine. Per quale motivo a loro questo rispetto doveva essere negato che mantenevano pulita la scuola?
Un bel giorno al liceo vengo apostrofato da una professoressa: in un mio discorso con dei compagni avevo usato il termine “bidello” riferito a quel signore che tutte le mattine si faceva un viaggio da Tolfa per venire a pulirci le aule (Tolfa in linea d'aria si troverà a circa 15 Km dalla mia città, ma i tolfetani non sono dotati di ali e se ne fanno più di 30 lungo strade piene zeppe di tornanti a gomito... crudeltà dell'Evoluzione, direte voi...). Mi si spiegò che era offensivo rivolgermi a lui in quel modo e che non era un “bidello”, ma un “operatore scolastico”: l'anno successivo si trasformò in “operatore d'igiene” (sturava sempre i nostri cessi, ma con stile...).
Lì compresi la gattopardesca frase “cambiare tutto per non cambiare niente”.
L'altro giorno su “Il sole 24 ore” trovo scritto “migranti” e penso “saranno mica le procellarie?” Ed invece scopro che qualche imbecille ha pensato bene di togliere la “e” per farci credere che così si salvaguarda la loro dignità di poveri del terzo mondo che abbandonano la loro terra e la loro casa in cerca di un futuro migliore o di un presente meno ingrato.
Ormai non emigrano, ma migrano come i fenicotteri: in estate vengono nel nord del mondo ed in inverno tornano al sud a deporre le uova ed a curarsi dei pulcini. Così da poveri disgraziati si trasformano solo in stagionali senza permesso di soggiorno. Saranno felici di questa incredibile trasformazione che subiscono venendo in Italia? Miracolo nazionale.
Ovvio, di fatto restano con le pezze sul sedere: che caspita! Gli hanno cambiato nome: è un primo passo per cambiare la loro vita. Se erano sfigati venivano chiamati “operatori di migrazione” (e sicuramente qualcuno c'aveva anche pensato, mica no). Ovviamente ogni tanto il nuovo dizionario dei sinonimi permette al perfetto giornalista di usare la parola immigrato, che fa sempre il paio con “clandestino”, così da dargli una connotazione assolutamente negativa, ma non spregiativa: giammai!
Volete mettere “emigrante” che ricorda tanto quei nostri connazionali che con la borsa di cartone prendevano un piroscafo per le Americhe o addirittura per l'Australia, col Curdo che con una busta di plastica al posto della borsa viene in Europa? Il curdo non sta “emigrando”, che schifo dire così: lui migra o immigra (clandestinamente). Se ha il permesso di soggiorno non sta facendo neanche quello: è in vacanza...
In somma ormai o sono berte al passo o sono clandestini, vie di mezzo non ce ne sono.
Francamente a me fa schifo quest'ipocrisia rivolta a chi è costretto a compiere un'azione disperata come quella di scappare letteralmente dalla propria casa: la bollo come “buonismo”, nel senso più sprezzante possibile, perché di fatto nasconde il più completo disinteresse ed una vena di xenofobia mal celata.
Una delle piaghe della nostra Nazione, dove è d'obbligo essere buoni e chiamare le cose sotto l'insegna della carità e della dignità altrui: “operatore ecologico” (netturbino), “operatore scolastico” (bidello), “operatore d'igiene” (l'uomo/la donna delle pulizie), “operatore telefonico” (telefonista), “operatore telematico” (non l'ho mai capito, ma lo stanno fregando sullo stipendio, ci giurerei...). “Migrante” (disperato del terzo mondo che viene a farsi fregare da degli occidentali in vena di bontà).
Una cosa è certa: saremo anche diventati tutti più buoni, ma sempre più gente non ti saluta quando la incontri per strada o al lavoro. Del resto è normale: come ti viene in mente di dire “buongiorno” ad uno che vive in Italia?
P.S.: ho trovato un nome bellissimo per chi inventa queste ipocrite espressioni linguistiche. Che ve ne pare di “operatori varialaringolessicali”? Troppo lungo? “Imbecilli”? Troppo corto?
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1 commento:
Amaramente divertente!! :)
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