Me pizzica, me mozzica, me devo da sfogà...

giovedì 25 novembre 2010

L'inversione dell'onere della prova: evasione fiscale e canone RAI. In Italia i cittadini sono colpevoli fino a prova contraria.


Il II Governo Berlusconi passerà alla storia dell'Italia per aver invertito l'onere della prova con l'appoggio dei giudici di Cassazione e dell'Agenzia delle Entrate.

Ebbene sì, quello che non riuscì a Mussolini ed ai sessantottini è riuscito al Berlusca! Da circa una settimana è passata una bella legge che rende inutili le indagini fiscali della Guardia di Finanza: i Finanzieri ed il GIP potranno accusarvi di evasione fiscale senza avere l'onere di trovare prove a favore della loro accusa. Dovrete essere voi a dimostrare che non avete evaso. Come? Nessuno lo sa.
Quindi automaticamente, siccome l'unica prova che si può produrre sono le fatture e le buste paga, se si riterranno insufficienti, verrete condannati, giusto o sbagliato che sia. Per gli inquirenti si riduce il lavoro, il Fisco incasserà soldi extra che non gli spettano e tutti quei Pezzi da 90 che potranno permetterselo, la faranno franca.

Fatto il principio, lo si applica felicemente a tutto e così il Ministro Paolo Romani se ne esce fuori facendo sua una proposta Codacons e di Centro Sinistra: caricare il Canone RAI sulla bolletta della luce.
Per non pagarlo dovete dimostrare che non vedete la TV. A questo punto non basterà più affermare di non avere l'antenna e, soprattutto, lo Stato risolverà l'annoso problema insito nel concetto stesso di Canone RAI: "che cavolo è"?

Per chi non lo sapesse il Canone è un incrocio osceno tra una tassa ed un'imposta, spacciata per abbonamento: in teoria devono pagarlo i possessori di tutti quegli strumenti atti o adattabili a riceve il segnale radiotelevisivo nazionale. Peccato che questo includa qualsiasi elettrodomestico con uno schermo ad almeno 16 colori (videocitofoni e cellulari compresi) e qualunque attrezzo che riceva onde radio (in teoria pure il walkie-tokie della Fisher-Price di vostro figlio piccolo...). Risultato? Salvo rari casi, se avete un domicilio vi arriverà il bollettino a casa, presumendo che abbiate uno di questi strumenti.
Per non pagarlo più dovete fare una cosa degna di una barzelletta: vi dovete auto sigillare gli apparecchi in questione. Che significa? Dovete prendere uno scatolone e chiuderceli dentro: poi chiamate gli ispettori della RAI che verranno a timbrare lo scotch che avete usato per impacchettare radio, tv e computer.

Ma questo diventa un bel casino, soprattutto perché costringe degli impiegati RAI a muovere le chiappe: problema questo che in Italia fa andare su tutte le furie i sindacalisti e li mobilita. Solo per farvi un paio di esempi della portata del problema sappiate che le FS hanno più impiegati che tecnici riparatori o controllori ed il Comune di Roma ha più vigili urbani negli uffici che sulle strade a controllare il traffico (causa anzianità di servizio: cioè regala ad ogni marmittone una scrivania dopo 3 anni di direzione del traffico... anche se qualcuno ringrazia visto che notoriamente non brillano in questa loro pratica...). Viva l'Italia!

Dunque, Romani ha deciso di risolvere il problema dei controlli ribaltando l'onere della prova: tutti quelli che hanno un contratto elettrico lo usano anche per dare energia ad uno strumento atto o adattabile a ricevere il segnale TV e quindi devono pagare il Canone. Se non vedono la TV lo devono dimostrare loro: come non si sa e quindi non potranno dimostrarlo e dovranno pagare anche se loro il televisore non lo hanno.

La cosa curiosa sarà al solito per le aziende: quelli dell'ADUC, mesi fa proposero di far pagare il canone a quelle aziende che possedevano un PC. Ora va da se che se siete un ferramenta, quel PC lo usate per fatture e magazzino, non per vederci la TV. Va anche da se che il Canone per le aziende c'è già ed ha un costo doppio rispetto a quello per le famiglie. Risultato? La ferramenta sotto casa, a gestione famigliare, pagherebbe tre canoni: 2 in azienda per un servizio che non riceve ed 1 a casa propria.
Ma l'ADUC questo lo ha valutato? Ovviamente no e poi chi ha una partita IVA è un evasore fiscale fino a quando non dimostra il contrario...

Scampato il pericolo (l'alimentari sotto casa di Vincenzo Donvito si è rifiutato di vendergli i biscotti, pensando al PC del magazzino? Oppure una volta a ristorante si è reso conto che il conto lo fa in automatico un computer collegato al palmare del cameriere?) si presenta questa nuova cavolata, che ovviamente, Romani, notoriamente multimedia-fobico, fa sua.

La nuova proposta è interessantissima, se avete una partita IVA, perché vi costringe a pagare doppio: una volta per la bolletta di casa ed una volta per la bolletta del negozio o dell'ufficio. Aggiungiamo anche che le bollette elettriche bussiness hanno un costo più elevato di quelle domestiche ed il gioco è fatto.

Ma perché un'azienda deve pagare, non solo un servizio che di fatto non fruisce, ma addirittura pagarlo di più?
Alcune recenti sentenze di Cassazione si sono indirizzate in una interpretazione un po' bislacca dell'art. 53 della Costituzione.
L'articolo dice testualmente:

Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva.
Il sistema tributario è informato a criteri di progressività.

In teoria qui si dice tutto e niente: che vuol dire capacità contributiva? Il reddito imponibile. Ma che cosa stabilisce l'ammontare di tale imponibile? Una auto certificazione che assomma quello che incassiamo lavorando alle proprietà a noi intestate, al netto di quelle spese che possiamo concederci di detrarre dalla cifra che annualmente ci arriva direttamente o indirettamente.
E qui casca l'asino della contraddizione con il principio dell'art. 3 sempre della Costituzione:

Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.

È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

Perché? Perché se ho una busta paga mi detraggono a monte i soldini, invece se ho una partita IVA sono io stesso ad emettere fatture e quindi potrei fregare tutti dichiarando zero mentre incasso cento mila.

Aggiungete che gli italiani da circa 2000 anni si ammazzano tra loro per un cecio in più nel piatto del commensale, ed ecco che mezza popolazione si domanda perché l'altra mezza evade il fisco e l'altra metà si domanda perché la prima metà riceve uno stipendio...

Il punto è che la contraddizione in teoria muore sul nascere, perché l'art. 3 della Costituzione è composto da due parti e la seconda afferma che lo Stato deve controllare.

Dov'è l'anomalia?
Lo Stato non controlla un fico secco di niente e siccome si cerca di ridurli sempre di più, 'sti controlli, si è arrivati a pensare all'inversione dell'onere della prova, perché in questo modo si riduce il carico di lavoro degli inquirenti e s'incassano soldi. Se nel mucchio si sbaglia (tenendo conto che lo Stato e gli inquirenti in questione quando sbagliano non chiedono scusa anche se ti rovinano la vita...) poco importa,
I°) perché il principio nuovo stabilisce che se ti sei aperto patita IVA, vuol dire che vuoi evadere il fisco,
II°) perché recuperare evasione è di primaria importanza rispetto agli eventuali errori nell'attribuzione delle colpe,
III°) perché dagli anni '90 lo sanno tutti che se ti accusano sei colpevole.

E poi lo Stato ha scoperto che i suoi inquirenti tanto bravi ad incastrare i presunti evasori non sono ed ogni tanto fanno anche qualche brutta figura: caso emblematico è quello di Ornella Muti che un bel dì decise di divenir cittadina monegasca ed al Fisco italiano la cosa non andò giù e decise di chiederle 2 milioni di euro tout-court. Ecco, a distanza di alcuni anni la Muti ha vinto in Cassazione con una sentenza che dice che il Fisco non ha presentato prove e che il fatto che i pupi dell'attrice nel '97 stavano in Italia non vuol dire nulla.

E sì, perché un problema rilevante in Italia è che una bella pensata del PM non è probatoria e soprattutto "non poteva non sapere", se non è vagamente sufragato da qualcosa è solo una bella frase fatta.

Così se Valentino Rossi si cala le braghe e Ornella Muti tiene duro, il Fisco ritenta con chi ce lo ha duro: no, non Bossi, ma il Rocco Nazionale... pardon, Ungherese! Sì, perché Rocco Siffredi s'è da anni trasferito con la sua bella mugliera a far film porno in Ungheria dove il personale costa meno (beh? Che volete? In Cina le ragazze non sono formose come le magiare... e che cavolo, mica Siffredi assembla auto!) e la pressione fiscale non è paradisiaca, ma semplicemente normale. Il Signor Siffredi si è ritrovato di fronte al più tipico dei problemi: il suo Comune di nascita in Italia, Ortona, ha impiegato 4 anni per registrare il cambio di residenza ed ora il Fisco gli chiede 2 milioni di euro (quelli che non ha recuperato alla Muti...).

Vogliamo pensar male? Pensiamolo: il Fisco deve tappare un buco di 2 milioni di euro e non sa dove prenderli. Prima che qualcuno scopra a chi li hanno abbonati, provano con un colpaccio mediatico.

In tutta questa storia, degna di un noir francese degli anni trenta, manca una risposta culminante: se tutti pagassero le tasse in Italia, abbasserebbero davvero le aliquote?
Permettetemi un certo scetticismo in merito: la Germania ha previsto di incassare 11 miliardi di euro nel 2011; l'Italia ha previsto di incassarne nello stesso anno 11,1 miliardi, cento milioni in più dei nostri teutonici vicini di casa.

Nel condomionio Germania vivono 70 milioni di crucchi; nel condominio Italia campano poco più di 55 milioni di sciuscià... I tedeschi c'hanno un impiegato pubblico ogni 30 cristiani (protestanti); noi Italiani disponiamo di un impiegato pubblico ogni 10 cristiani (cattolici)...
Non per fare sempre il solito paragone sull'erba del vicino (loro se la fumano in libertà, noi meno...), ma va ammesso che forse loro (che comunque non penso non abbiano evasione fiscale) i soldi li spendono meglio di noi...

Forse se lo Stato Italiano cominciasse a farci campar meglio, saremmo più propensi a pagare le baby pensioni ai parlamentari... chiedo scusa... le tasse...

Sul sito di Report si trova questo breve pensiero della Gabanelli, che cento ne dice e cento ne tace, ma che comunque rimane sempre una delle poche voci che qualcosa fa trapelare, con alti e bassi: il succo che emerge dalla domanda della Gaba è "e se spendessimo meglio i soldi pubblici"?

Il punto è tutto lì, secondo me: se invece di correre dietro alle baby-sitter dei VIP o se gli impiegati comunali svolgessero le pratiche di segnalazione dei cambi di residenza in tempi accettabili, e se l'Agenzia delle Entrate trattasse tutte le aziende, grandi e piccole, allo stesso modo, forse, e dico forse, si recupererebbero un po' più di quello striminzito 20-25% di evasione annuale.

Sì perché, sebbene il barista sotto casa riceva le visite della GdF, dei Vigili urbani e della ASL tre o quattro volte l'anno (e magari viene multato perché ha esposto un cartello provvisorio con gli orari d'esercizio, perché non c'è nient'altro da affibiargli...), ci ritroviamo a Giugno a festeggiare davanti alla notizia del recupero di circa 50-60 miliardi di euro d'evasione fiscale: peccato che annualmente mancherebero all'appello ben 200-220 miliardi e ci si domanda, visto che le volanti girano in continuazione e che non c'è negoziante che non si sia sentito chiedere soldi dalla GERIT, chi è che evade il Fisco così abondantemente... magari (ed è un'idea, eh...) chi quel denaro lo maneggia regolarmente tutti i giorni?

Perché, non so se lo avete notato, ma di tutte le attività commerciali, quella bancaria è spesso la meno controllata, visto che tutto viene riposto nelle mani di organi i cui membri appartengono tutti allo stesso ambiente dei controllati e spesso le figure dirigenziali coincidono... un po' come se a controllare i registri contabili del barista fosse un comitato di titolari di Bar o di commercialisti che lavorano solo per baristi. Ma questa è un altra storia...

2 commenti:

euge ha detto...

perchè stupirsi se lo stato impone ai sudditi di confessarsi colpevoli, pena la tortura e la gogna ?!

Claudio Lippi ha detto...

;) domanda retorica... beh, diciamo che in casa mia, mamma dice sempre che "Asino che nun rajia nun magna" e forse anche a causa dell'abitudine tutta romana "de stasse sempre a lamenta'" alla fine rimango dell'idea che certe cose è sempre meglio dirle e farle capire e sapere: tanti le ignorano (o le vogliono ignorare). A furia di lamentarsi qualcosa cambia? Alla lunga sì: a furia di sapere come gira il mondo, ci si sveglia ed è più difficile essere fregati...

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